Passigli Editori 2015
Prefazione di Davide Rondoni


Monica Martinelli, creatura di modi gentili e di sorriso aperto, cela e custodisce in quella stanza anteriore in cui la poesia nasce mescolando tutto con tutto, qualcosa di duro, di fatale. È da là, da quella ferita o ramo di mandorlo amputato, che viene tale durezza di versi. Nei quali il lettore che affronterà questo libro frenetico e violento, diseguale e sorprendente, può già cogliere anche altri aspetti dell’opera: la inclinazione a mettere in scena il proprio essere al mondo come teatro per tutti, e non per esibizionismo ma per stremata umiltà. Un po’ come capitava alla Amelia Rosselli o in altro modo e con esiti maggiori a Giovanna Sicari. Un “io” di donna apertissimo e affranto che diviene teatro del mondo […]
Lo “sconforto d’essere creature”, dice un verso della poesia finale. Forse vorremmo fuggire da tale condizione […], ma la poesia invece è la voce della accettazione di tale sconforto e dalla sua indagine. Perché la poesia è, per quanto intorbidita e a volte sprecata da noi che la viviamo fino a morirne, voce della verità. E la verità è che siamo creature. Sognare d’essere altro – cioè creatori, o il Creatore – è una stupida ebbrezza, inizio di un incubo, come il secolo tragico e breve ci ha mostrato. La poesia ci ricorda chi siamo. Sta a noi vivere questa condizione solo come sconforto o come umile letizia. E qui, in queste pagine dure, paradossalmente, di tale umile letizia ho avvertito l’ultrasuono, il segno inconfondibile che incanta e fa tremare noi, suoi cacciatori affamati.

Davide Rondoni

Winslow Homer, Costa del Maine, 1896




*

Questa mattina scorgo fisionomie nuove,
vorrei distinguere ogni cosa per quella che è,
sentire emozioni in punta di piedi.

Non pensieri guizzanti
e stati di agitazione,
vedere le persone per quello che sono
fragili custodi
di una realtà in transito.

Ma vedere è un subire in permanenza.
Non si può scegliere cosa guardare,
forse possiamo solo comprendere
la differenza tra ciò che merita attenzione
e ciò che fa piangere.

*

Cerco una carezza superstite
una carezza d’affetto
avanzata nella giostrina d’incontri
nei gesti arditi del dare,
quando ormai la mano è inchiodata
a orrori di solitudine.

Forse, cerco una carezza per vivere.

*

II corpo si concentra
finché il sangue pulsa
ma non c’è libera circolazione,
tutto è disposto e poi dissipato.

È una danza di vibrioni impazziti
che oscillano in sofferenza.
Dentro non c’è pace,
infinito tendere, straziante attesa.

E dopo giunge il silenzio della terra
ovunque e immenso.

*

Respiri emanano calore
sopra l’abitudine dei sensi.
Sapere se la terra ha corpo e mani
e il cielo occhi
per vedere quanto colore
c’è in un sorriso,
o in quel sasso che riflette luce
e si chiede qual è il suo posto
come io qui.

*

Vorrei restare sospesa in questo silenzio
attraversato da un vento
che mi rende più quieta
e disposta a lasciare
quest’arco di dolore
afferrato a respiro corto
come un valore
di cui andare fieri
o una bandiera
in cui riconoscersi.

La terra sembra inghiottita
da se stessa
mentre il cielo non delude
e mi strappa un sorriso.

Penso siano schegge di stelle
e petali di begonia
a colorare
la follia dell’universo.

*

Le case scavano solchi nella terra
come alberi piantati senza radici
che si piegano al vento
e ne diventano voce.

Trafitture infinite
tra il tempo visitato
e quello che ci abbandona.

*

Volevo sentire il rumore del mare
nella conchiglia nascosta dalla sabbia,
troppo piccola per conservare suoni.
Se la pelle ferita lacera il tessuto
la speranza che ha nome di promessa
si alza in volo verso spazi nuovi.
Come sappiamo che oltre l’orizzonte
c’è qualcos’altro a tenerci sospesi,
un filo d’erba dove si posa un’ape,
una stanza vuota da abitare.

*

Monica Martinelli è nata a Roma, dove vive e lavora nella Pubblica Amministrazione in un settore economico-finanziario. Dopo aver conseguito un Master in Studi Europei e un dottorato sui rapporti tra Cina e Unione Europea, da tempo prosegue studi e ricerche in ambito letterario ed è redattrice della rivista letteraria “I fiori del male”. Ha scritto articoli e recensioni per la ” Rassegna di letteratura italiana”, diverse sue poesie sono apparse negli ultimi anni su riviste come “Poeti e Poesia di Elio Pecora “Poesia’ di Nicola Crocetti, “Orizzonti”. Del 2009 è la sua raccolta Poesie ed ombre con prefazione di Walter Mauro; del 2011 Alterni presagi, con prefazione di Plinio Perilli. Tra i riconoscimenti ottenuti, il premio “La Città dei Sassi” di Matera per la poesia inedita