Postfazione di Francesca Del Moro
Dalla postfazione: “Nominare la perdita, rompere il tabù: versi per un bambino mai nato”:
[…] Le poesie di Patrizia Baglione sono brevi, lapidarie, taglienti, chiamano le cose col loro nome, non perdono mai compostezza né potenza immaginativa. Hanno il coraggio di attirare lo sguardo su una realtà che si tende a semplificare in favore di battaglie ideologiche. Vero è che la perdita di un figlio nel grembo, che sia accidentale o frutto di una decisione più o meno sofferta (e la voce che qui parla è riferibile a entrambe), può risultare in un trauma tale da sconvolgere la vita di una donna. Solo chi ha vissuto una simile esperienza sa quanto fosse profondo il legame che è stato spezzato.
Imponendosi per maturità e misura, questi versi ci svelano la portata dell’amore e della perdita, portandoci a posare uno sguardo attento su un tema delicato e universale.
Francesca Del Moro
Sopravvivere a una parte di sé, abitare il luogo postumo: fasciati d’alienità, percorrere giorni flessi, in un fuori sesto arduo, che conosce il senso del tragico nella devozione ulteriore, la scabra visione nell’ininterrotta preghiera. È questo che in Patrizia Baglione si fa poesia scarna, litanica: un gemito casto, che si corica in dolorose geometrie.
La madre per sempre, quella che resta, prescinde dal dirsi nel mondo con un figlio; i motivi vanno trattati col gesto d’amore del pianissimo: il levare del silenzio e del rispetto.
La madre che resta conosce il pianto, il giudizio dei perfetti, il nome sussurrato a fior di labbra, il paradosso della tutela: alleanza eterna nel distacco, cordone mai reciso del possibile per sempre.
È il mancato, il sofferto, il perduto che delimita il profilo della creatura nel mondo. Dal muto crocevia senza scelta, dal cordoglio del mancare persino a sé stessi, la nuda povertà che ridà al vero esistere: essenza compassionevole del vivente, quella ignota ai più.
Umili e franti, ricominciare. Precisi nell’errore, tenuti vivi da quanto ci rifiuta o smentisce: armati di lacrime, pronti alla ferocia del mondo.
*
Da: Madre che resta
*
Chiedo in modo semplice
di esser figlia fra le rovine,
madre che supplica
l’aria che respira;
attenta alla bocca
intrisa di luna
moltiplicando il verbo
all’infinito.
*
Figlio, cammini scalzo
sul lato opposto delle stelle
è in parte nero il corpo tuo,
se chiudo gli occhi
posso vederlo.
Come rami
i tuoi lamenti
mi sono eterni.
Ogni cosa
che ti appartiene
è mia intima.
*
Lo nomino appena il tuo verbo
per accudirlo nella pancia,
attorno a un capo che sa di seta
il geranio mi cresce dentro.
*
Mostro il costato ferito
con la pazienza di un lupo;
la luna superflua
mi attraversa da parte a parte.
Sono un animale secondario
che si lascia accarezzare.
*
Cara mi è stata l’alba tra le vette,
l’inchino curvo verso il monte,
il perdono mai raggiunto.
Ha smesso di suonare
il flauto nelle arterie.
Per un po’ di danza
ho venduto pure il cuore.
*
La mela marcia, il veleno
rosso, l’arma perfetta
in un corpo diviso; sono la pianta,
il tronco vuoto, la piuma
d’uccello che mai vola.
*
Per dirmi innocente ho cercato
nella gola della notte.
Sagome precise
a suggerire la ferita.
Ombre,
al di là del visibile.
Anche oggi il sole mi mangia.
*
Chiedo di proteggere questo mio corpo:
casa delle tue acerbe preghiere.
Sopra il tetto un canto di cicala
viene a sorvegliare la mia notte.
Tu e la notte, la sola ossessione.
*
Abiteremo il pianto
noi, mai più divisi
vivremo sotto alberi
di cedro.
Tu, sarai la terra.
Io, madre che resta,
sorreggerò la croce.
*
Patrizia Baglione (Arpino, 1994), già laureata in Scienze dell’Educazione, studia per conseguire la Laurea Magistrale in Linguistica Moderna. I suoi testi sono apparsi in diverse riviste letterarie: «L’Astero Rosso», «Poetarum Silva», «Inverso», «Transiti Poetici», «Poesia del Nostro Tempo», «Atelier», «Formafluens – International Literary Magazine». Ha pubblicato La mia voce (Quid 2019); Malinconia delle nuvole (Kimerik 2020), Nero crescente (RPlibri 2022). Nel 2020 ha vinto il Premio Kalos alla Cultura. Lavora come addetto stampa per la poesia su vari canali. Dirige il blog «Versolibero». È redattrice di «Laboratori Poesia», «LucaniArt Magazine», «Larosainpiu», «Emme24», «litblog Finestre». Collabora con «Pubblicazioni Letterarie» e con Giovanna Frene per «Inverso – Giornale di Poesia»