Bertoni Editore 2024
con testimonianze di Enrico Frattaroli, Christine Hamp, Lorenzo Mango, Plinio Perilli
La vita depone sul nostro cammino imprevedibili drammaturgie e accende, improvvisa, la luce della poesia a deflagrarci nel cuore. Ogni ibridazione, in arte, è spesso eloquente, vigorosa di senso, venata d’intensità, per gl’inaspettati cambi di passo, per la sorprendente somiglianza al vero. Coraggioso, oscuramente profetico, radicale è il volume di Tiziana Colusso, Lengua de striga. Teatro delle voci (Bertoni Editore 2024, con testimonianze di Enrico Frattaroli, Christine Hamp, Lorenzo Mango, Plinio Perilli) frutto della lunga frequentazione da parte dell’autrice del genere teatrale, oltre che poetico: un percorso impervio, tra narrazioni emotivamente gravose, che pare tuttavia rivolto, come una rotta notturna, alla stella del bene estremo, quello che sempre risorge – esangue, acuminato – dopo aver trasceso il male.
Lengua de striga è un volume di poesia espressa in drammaturgia, o viceversa: un raffinato emblema di vita. Denso, implacabile resoconto, dal linguaggio musicale e pittorico, di fatti tragici, che divengono simbolici, affondano nel mito, su scenari di sapore metafisico e stralunato: dal reticolato caustico della cronaca, che serra e ferisce l’amore, perché dà eco talora ad accaduti reali, penosi solo al ricordo, Colusso fa cose mirabili e mostruose, parola magica, rievocazione o presagio: rileva del narrato i contorni archetipali, proiettando la sua partitura in un non-tempo che medita la perpetuità.
Florilegio di voci remote, dissonanti; eppure modulate, orchestrate, litaniche: arcanamente rituale, il lavoro di Tiziana danza alla fiamma come ombra nella grotta, nel cadenzato riemergere di quell’atavico, iridato caos, intessuto di superstizione e brutalità, prono a eccesso e abuso, che ci abita la nuca; e rispetto al quale tentiamo diurna delimitazione, in intelletto e spirito, per poterci dire, malgrado tutto, creature del mondo della luce.
Perché metamorfico e oscuro è il polo dialettico contro cui l’umano cozza ritmicamente, e di cui Colusso fa catarsi esperienziale, sofferta. Un attraversamento vibrato, empatico di materia scabra e a un tempo purpurea di carnalità profonda, tesa di spavento: il femminile costretto e mortificato, la grettezza che umilia con spirituale mutismo e opacità; e questa violenza che protrude nel mondo, efferatamente radicata nella codardia, nell’interiorità fragile che diviene terreno diabolico, disgregante: legione di artigli, pochezza che si fa orrore. “Martirio civile”, secondo Plinio Perilli, in cui l’autrice chiama a sé le voci: esorcizzare il male guardandolo negli occhi.
“Sorella grande”, in senso artistico più che cronologico, ampia di vicende personali e culturali, Tiziana conosce “l’odore della paura”, addensa immagini e dialoghi, cronache reali o interiori, in nubi simboliche e a vocazione redentiva, facendo teatro nel senso più fedele all’etimo.
“Il significato ha bisogno del corpo”, dice Florenskij in esergo a uno dei testi più patiti e autobiografici, e florenskianamente il teatro di Tiziana è eschileo, arcaico e puro, poco scenografico e molto iconico: drammaturgia che afferma la presenza sacra, pur nella tenebra degli accadimenti: che reitera i significati e muove i sensi accesi, fervidi, quelli del cuore. Il lato oscuro del nostro essere umani è percorso come un tetro tramonto doloroso, lungamente ematico, scarmigliato di miserie. Lev Šestov nella sua Notte di Getsemani pone particolare accento sull’indignato grido di Blaise Pascal: “Gesù sarà in agonia sino alla fine del mondo: non bisogna dormire durante questo tempo”: una eterna passione in atto, che chiede ascolto.
Riprendendo dalla testimonianza di Enrico Frattaroli, autore, tra le altre cose, dell’opera d’arte in copertina che dà nome e culmine al progetto, si fa spazio il concetto joyciano della scrittura stessa come “perturbazione”: gualcitura, in cui il taciuto e l’inesprimibile sono parte integrante dell’emerso, e le dorsali e i corrugamenti, i turbati, le increspature emotive, psichiche e ideative sorgenti dal vuoto, sono sindoni − come nella mostra del 2001 dell’artista − cioè impronte del patito: materia dei poveri nostri corpi, che lasciano traccia di sofferenza sul candore che li accoglie.
Il male germina dal reale continuamente. Su questo rosso cristico “sospinto, sollevato, corrugato, turbato, mosso” (Frattaroli), affiora la condizione umana: azione e voce, come eccedenza, che dal nulla insorge: disperatamente libera, afflitta da potenzialità chiaroscurale assoluta.
Colusso fa qui il gesto insolente dell’opera ibrida, intima; e chi scrive così lo sa: che l’attraversamento non si pavoneggia come oggetto letterario, incede senza frivolezze: nel viaggio che trasforma, nell’afflizione che verso nuovo albore sospinge: la narrazione esatta, leale per toni e modi, risoluta in compiutezza, è un battello che s’invela di fiducia, è urgenza di sporgersi con amore nel mondo: attendendone immobili, con cura, ogni ferita di ritorno.
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Da: Lengua de striga. Teatro delle voci (Bertoni 2024)
Anche la voce non avrà fine
va bene, ti parlo ancora del desiderio, tu chiudi gli occhi e
lasciati cullare da questo vento caldo del litorale e dal mio canto
sconnesso, inventato, da questa voce che ogni sera al calare del sole
prova ad inventare un ritmo nuovo a questo nostro andare, mentre
nella testa avvolta dal vento della sera le parole e i suoni si mescolano
in alchimie infinite. Passeremo tutta la vita su questa macchina,
su e giù per le strade, inquiete e curiose come animali selvatici,
dormendo ogni notte in un albergo diverso? Lo so che ora a te piace
così, sei stata troppo a lungo prigioniera, troppo a lungo hai abitato
ore vuote e fredde come conchiglie, ma prima o poi questa vita ci
stancherà, dovremo trovare un posto dove imparare di stagione in
stagione in quale angolo del giardino piantare la lavanda e quando
viene il tempo degli innesti.
d’accordo, ti parlo del desiderio, non divago, ma lascia che
la voce segua le sue strade, mai diritte, ad ogni ricordo ecco una
curva che apre nuovi sentieri, labirinti dove l’inizio e la fine si
confondono e tutto accade simultaneamente, come nei sogni, come nel
delirio di chi sta per tirare fuori dai polmoni l’ultimo respiro e
vorrebbe dire tutto in una parola, e mentre si sforza sa che le sole parole
importanti non verranno mai pronunciate.
Ma non temere, ti parlerò ancora del desiderio, intorno al
nostro andare la luce del giorno si è già spezzata in stelle e rapidi
fari e la strada ci corre sotto liscia e piana, ancora riverberante del
calore accumulato durante il giorno, a vista d’occhio la nostra casa
non ha confini, blu notte è il suo colore, acceso di fari e di stelle per
il nostro orientamento ─ la mia voce si propaga come un suono
nell’acqua, in onde assorbite dal vasto corpo del mondo, ed è anche
la tua voce e la voce di tutti, e non importa se s’incrina e diventa
rauca e si ripete, mai e poi mai spezzerebbe l’incantesimo che farà
durare il desiderio fino a che dura il fiato,
e come il nostro desiderio anche la voce non avrà fine
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Tiziana Colusso ha studiato Letterature Comparate a Roma e Parigi. Ha fondato nel 2009 e dirige «FORMAFLUENS – International Literary Magazine» (www.formafluens.net ). È stata Responsabile Esteri del Sindacato Scrittori e membro del Board dello European Writers’ Council. È attualmente socia del CENDIC – Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea e della FUIS – Federazione Unitaria Italiana Scrittori. Ha pubblicato narrativa, poesia, drammaturgie, fiabe, saggistica. L’ultima pubblicazione in poesia è Ogni respiro un mondo (La Vita Felice, 2022) che ha ricevuto il premio Paesaggio Interiore 2023. Alcuni testi, tradotti e pubblicati all’estero in dodici lingue, sono raccolti nel volume La lingua langue, prefazione del Prof. Jean Charles Vegliante – Université Sorbonne Nouvelle (Ed. Eurolinguistica 2010). Sul versante teatrale, ha curato il volume collettivo Il teatro iconoclasta, (Essegi 1989) e ha presentato sulla scena vari testi, in forma di reading o di lettura scenica, in collaborazione con attori e musicisti. Un suo testo, Il precipizio, teatro delle voci per Donatella e Rosaria, edito nel 2022 (Plaquette Teatro – Escamontage), è stato messo in scena nel 2023 in un allestimento multimediale dal gruppo X-Pression di Christine Hamp.
Tziana è qui: www.tizianacolusso.it