per la mostra personale “Istanti”, di Attilio Melfi
La natura dell’istante è qualcosa di assurdo,
che giace tra la quiete e il moto,
al di fuori di ogni tempo
Platone, Parmenide
Dalle marine agli scorci urbani, i dipinti di Attilio Melfi, nativo di Brindisi ma bolognese di adozione, ci trasmettono le emozioni del momento, la poesia della luce, il sentimento dei luoghi dell’anima, la memoria e la nostalgia delle proprie radici.
Di tali radici sono un simbolo le chianche, pavimentazioni antiche tipiche della Puglia, “che sono lì da secoli”, lastre di pietra calcarea in netto contrasto con la modernità dei veicoli, i lampioni, le insegne colorate, i segnali stradali, i manifesti ai muri, segni di una umanità presente ma, al tempo stesso, assente.
Una sorta di impressionismo contemporaneo o di iperrealismo? L’arte di Attilio Melfi sfugge ad ogni rigida classificazione e, partendo dall’origine fotografica degli scatti che lo stesso autore realizza, ferma su tela, con i colori a olio, l’attimo zero rappresentato dalle sensazioni vissute dall’artista in quell’esatto istante.
Ed ecco le vie della movida romana, dai toni accesi, connotate dal traffico delle automobili, dai semafori, dalle luci dei fari… Attimi rubati alla vita frenetica, quasi a dire che la modernità abbaglia e distrae dal senso ultimo.
Del resto, la vita di oggi attraversa rapidamente ogni paesaggio, lungo strade che, indifferenti, collegano partenze e arrivi. Le stazioni, deserte, sembrano porci tante domande: ma dove stiamo andando? Perché corriamo così tanto? Perché non fermarci un attimo, almeno, a godere di un bel tramonto?
Oltre agli scorci di Roma, con l’asfalto bagnato dalla pioggia che brilla, vi sono quelli pugliesi, con le vie assolate di Brindisi o di Mesagne e le spiagge deserte, o quasi: marine dagli orizzonti infiniti che ci raccontano le nostre solitudini, tra il luccichio dei raggi di sole, il bianco della spuma del mare, le impronte sulla sabbia, le conchiglie e i rami portati a riva dalla corrente.
E poi vi sono i cieli, delle prime ore dell’alba e al crepuscolo, con le nuvole di cui l’artista, con grande talento, riesce a fissare quelle fasi, rapidissime nel loro mutare incessante, di forme e sfumature.
L’orizzonte è lontananza e solitudine ed evoca interrogativi esistenziali.
Nei paesaggi metafisici i toni si fanno più cupi, dominano i grigi, a volte plumbei, mentre nelle campagne innevate, immerse nella nebbia, scompare ogni colore.
Poi ci sono i notturni di periferie, in cui è possibile riconoscere anche Bologna, tra binari, tralicci, grovigli di rotaie, ponti, cavalcavia…
Tutto nei dipinti di Melfi assume un carattere lirico.
Molti dipinti sono dedicati alla controra, quel momento del giorno dominato dalla calura dei mesi estivi e da una luce accecante, l’orario del primo pomeriggio in cui tutto si ferma, ci si riposa e regna il silenzio.
È un tempo immobile, sospeso, fatto di lentezza, di attesa e di nostalgia, in cui i luoghi sono metafore di stati d’animo; anche le atmosfere hanno forti contrasti, luci accecanti e ombre scure, cieli azzurri e toni cupi, linee di fuga che si discostano da quelle classiche per seguire una prospettiva più intima, che vede alcuni tratti nitidi e altri dettagli sfumati.
Una dicotomia che si manifesta anche nel continuo gioco tra presenza e assenza. Se la figura umana, infatti, è quasi del tutto assente (unica eccezione una figura femminile che passeggia, solitaria, in riva al mare), vi sono tracce della sua esistenza; si respira vita anche nelle auto parcheggiate, in quelle incolonnate nel traffico, nei manifesti pubblicitari.
L’emozione del dipingere guida la mano dell’artista e ne deriva un piacere estetico nel godere di un momento, di uno scorcio, di un panorama: il soggetto visto e vissuto viene ripensato e rielaborato con il proprio occhio interiore, che ne fa qualcosa di unico, al di fuori del tempo e dello spazio.
Per la mostra personale Istanti alla Galleria Studio Cenacchi di Bologna sono state selezionate venticinque opere inedite, oli su tela di grandi e medie dimensioni, realizzate da Melfi negli ultimi due anni, opere in cui emerge un modo di guardare il mondo attento, delicato, di chi non cede alla fretta e si interroga: su molti dettagli l’artista ritorna, ritoccandoli, anche a distanza di tempo, e mettendosi continuamente in discussione, nella ricerca costante, a volte perfezionistica, di quell’istante intenso, forse magico, vissuto e da far rivivere appieno a chi, sensibile, osserva, si lascia coinvolgere e riesce persino a commuoversi.
Emanuela Agnoli
La mostra è visitabile presso la Galleria Studio Cenacchi, via Santo Stefano 63, Bologna, dal 27 febbraio al 23 marzo 2024
Attilio Melfi (Brindisi 1964), è ingegnere. Vive e lavora a Bologna. Dopo una lunga carriera, che lo porta in tutto il mondo per la realizzazione di grandi opere e progetti infrastrutturali, nel 2017 riscopre la passione per l ’arte e la pittura. Lo fa a partire da contesti urbani, che dipinge prevalentemente a olio su tela.
Si segnalano, tra le altre, le mostre personali:
Attimo zero, Galleria Incinque Open Art Monti, Roma, 4 – 5 novembre 2022
Le marine del duemila, Palazzo Nervegna, Brindisi, 10 – 18 settembre 2021
Fuori tempo, Galleria B4, Bologna, 19 febbraio – 20 marzo 2021
L’altra stagione, Galleria Incinque Open Art Monti, Roma, 18 – 20 settembre 2020
Uquadro2, Galleria B4, Bologna, 23 novembre 2019 -18 gennaio 2020
e le collettive:
Extinction, Teatro Romano, Bologna, gennaio 2020
Paratissima 2020 – Rebirthing, Torino, 18 giugno – 25 luglio 2021
Lucca Art Festival, Lucca, 29 maggio – 6 giugno 2021
Emanuela Agnoli (Bologna 1971) è laureata in Filosofia, con indirizzo Estetico.
Dopo l’esperienza alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, collabora con il Settore Cultura del Comune della sua città, prima all’Ufficio Giovani Artisti, poi a Bologna 2000 – Città Europea della Cultura, dove cura cataloghi, prodotti editoriali e i contenuti del sito “Bologna2000”.
Giornalista pubblicista, dal 1996 si occupa di arte contemporanea, scrivendo articoli per quotidiani e periodici di settore, oltre a testi critici per cataloghi e rubriche.
Presso la casa editrice FMR è responsabile della rivista “EIKON – I temi e le idee dell’arte”, diretta da Flaminio Gualdoni, e assistente alla direzione scientifica. Dal 2001 matura un’esperienza nei settori comunicazione, ufficio stampa e PR. Dal 2010 è curatrice di mostre.
Nel 2011 è tra i fondatori dell’Associazione non profit “Grisù”, per cui cura comunicazione e ufficio stampa di “Spazio Grisù”, ex Caserma dei Vigili del Fuoco di Ferrara, la prima Factory della creatività in Emilia-Romagna (ottobre 2012-2016). Nel gennaio 2013 è ideatrice e curatrice del progetto “L’Ombra di Lucio” e “Incontro con l’ombra” (Arte Fiera, Art White Night, Piazza de’ Celestini) dell’artista Mario Martinelli, la cui installazione rimane come opera permanente sulla facciata della casa bolognese in cui viveva Lucio Dalla.
Da aprile 2014 fa parte del Centro Studi Giorgio Morandi.
Come libera professionista, dal 2013 cura l’ufficio stampa di eventi e mostre di arte contemporanea, oltre alle edizioni 2016 e 2017 della “Bologna Design Week”. Da novembre 2020 tiene la rubrica di arte contemporanea “Ceci n’est pas une… Galérie”. Del 2020-21-22 sono alcuni suoi testi critici su artisti, fotografi e designer, oltre alla collaborazione come curatrice con “Spazio b5”, studio-store creativo di Bologna.