
“A noi basti la gioia di cantare”
Pequod 2025
Prefazione di Guidalberto Bormolini
Nota di Daniele Mencarelli
Il dono di questa raccolta ha al cuore della sua preziosità il modo in cui riesce a veicolare alcune delle idee più rivoluzionarie per l’epoca in cui viviamo.
La prevalenza dell’invisibile sul visibile, che contrasta con tutta l’eccitazione della religione del consumismo.
L’essere al servizio di un ideale grande, alto. Servire. In una civiltà in cui troppi si deprimono pensando di non servire a niente, quando basterebbe che servissero, cioè che si mettessero a servizio degli altri.
Un trascendente come un amore capace di penetrare nella vita. Un amore intessuto con parole di poeta, capaci di farci assaporare quel che forse intendeva Meister Eckhart quando diceva “che Dio ci liberi di Dio!”. Perché il Dio cantato dai poeti non è il Dio degli intellettuali.
[…] Il mistero di vita e morte fa da cornice a questi versi. Ci diventa quasi familiare. Presentandoci la morte come il filo rosso che intesse i temi che abbiamo elencato – la meditazione, l’incontro con l`amico divino, il desiderio di altro, il servizio – Bardotti ce la fa capire e percepire per quello che è: qualcosa che appartiene alla vita e non qualcosa che le si oppone. Siamo noi che abbiamo dato un volto tragico a quello che dovrebbe essere l’ultimo e il più grande dono offerto all’umanità: non ce l’hai fatta in vita ad aprirti all’invisibile? Adesso ne hai l’ultima possibilità! Bardotti ci mostra, così, come la morte sia inscindibilmente abbracciata con la resurrezione, come possa, per ognuno di noi, diventare qualcosa di meraviglioso: il momento dell’abbraccio con l’Infinito.
Guidalberto Bormolini
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In questo libro portato come dono, animato da una grazia antica, immemore, Massimiliano Bardotti ci ricorda a quale trama celeste appartenga il nostro cuore, e lo fa con una lingua nitida come il sentimento che la pronuncia.
[…] Occorre il gesto dell’umiltà, del sapere chiedere a Madre Natura nuova accoglienza, farsi semplici e allo stesso tempo vitalissimi, come può essere il gesto del respiro. E tornare a essere allievi della realtà, dove anche un gatto può diventare maestro e insegnare la gioia del poco. Con A noi basti la gioia di cantare, Bardotti indica all’uomo contemporaneo quello che insegue, brama alla cieca: i mezzi, ovvero le parole, per avviare l’unica grande rivoluzione che cambierà la Storia. La rivoluzione dello Spirito. L’uomo ricollocato dentro la sua anima. E di questo dobbiamo essergli grati.
Daniele Mencarelli

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da: A noi basti la gioia di cantare (peQuod 2025)
Chiedo perdono, per ogni parola
pronunciata senza fede
per i pensieri, che non sanno fare luce
per le ferite inferte con la voce.
Perdono, chiedo, per la pace
che non ho saputo con amore costruire
per quei versi che ho scritto senza cura
per la speranza, che non so coltivare.
A tutti chiedo perdono
per non aver impedito al mio cuore
di provare rancore.
Perdono chiedo al mondo
per ogni volta che ho guardato
senza avere negli occhi la bellezza.
Chiedo perdono ai miei genitori
per chi potevo essere, e non sono stato.
E a te, misura d’anima,
se quello che ti ho dato è stato poco.
Perdono chiedo a Te, Amore Sacro
che tutto hai costruito con sapienza.
Perdono chiedo, Santa Accoglienza
perché la mia casa non è stata sempre aperta.
Sorelle, fratelli, perdonatemi
e aiutatemi ad amare chi è assente
nel segreto appello del mio cuore.
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Per ogni violenza si canti con ancora più grazia e bellezza l’amore. E più è atroce, cruenta e ingiusta, la violenza, più è macabra e oscura, più si faccia il canto tenero e armonioso.
La mano si colmi di una gota, o di un’altra mano. Si soffermi a sostenere il peso del dolore di un altro. Se siamo noi a soffrire, si offra il nostro dolore per la pace degli altri. E si chieda l’aiuto di altre mani misericordiose.
Diventi la gentilezza il nostro unico stilema, la nostra postura. Impariamo l’antica e perduta arte del perdono, con disciplina e abnegazione. Non venga la prossima alba senza che i nostri cuori abbiano conosciuto il perdono. Non resti traccia di alcun rancore, si disciolga ogni rabbia. Ogni nostra parola si faccia parola d’amore. Con cura d’innamorati, si coltivi il silenzio. Se ne interrompa la grazia, solo per un canto più bello.
Così si vada nelle strade del mondo, senza orgoglio né superbia. Sia solo l’amore a guidarci, il passo e lo sguardo. Solo l’amore ci muova la mano, solo l’amore ci inviti al canto. Se si deve parlare, siano solo parole d’amore. Ogni azione sia in nome dell’amore. Per amore si taccia, per amore si muoia. Sia ogni nostra danza un incanto d’amore. Il gesto del lavorare, sia gesto d’amore. E quando la morte si annuncia, si apra la porta di casa, si spalanchi ogni finestra. Che entri senza fatica. La si accolga come l’amica più cara, fedele e benevola. Ci si prenda cura di lei, della sua premura che dura da sempre. Lei che mai ha mancato un appuntamento, lei sempre presente. Che venga, e non riconosca morenti. Quando viene la morte, ci trovi già innamorati d’amore.
*
E forse è già essere salvi
abitare il cuore degli altri
per accoglienza.
*
Di morire innamorato, sogno
non ho altro desiderio.
Ancora di tutto innamorato
tremendamente, senza scampo alcuno.
Talmente divorato dall’amore
da struggermi anche per la morte
che mi uccide.
Guardare e in tutto vedere l’amato
mentre intreccia una sferza di cordicelle
mentre scrive col dito per terra.
Morire con addosso tutti i miei gatti
e altre creature d’amore.
Non c’è salvezza, per me, nel distacco sapiente.
Quella non è la mia via.
Se di luce sarà il regno del poi
sarà per eccesso d’amore.
*
Cosa fai di me, Signore?
Se nemmeno più guardare i ciclamini,
so, senza vederti.
Cosa fai di me? Che ovunque vada
t’incontro e ammutolisco.
E questo tormento, Padre,
di fare più larghe le tue piaghe,
mi accompagna il passo
più che dubbio, certezza.
Ti fosse la mia morte sollievo
altro non chiederei
che questo tremendo finire
di sposo.
*
Non ancora, morte, non ancora.
Attendi che possa cantare
attendi il mio canto traboccare
e finché non sarà solo amore
lasciami stare.
Poi vieni, nel momento più alto d’incanto
quando ogni sillaba del canto d’amore che siamo
starà vibrando il Suo Nome soltanto.
*
Chi canta in me quando canto?
Di chi è la voce che conforta?
Di chi quella che salva?
Quando il santo la mano posa sulla piaga
cosa la risana?
Di chi ti innamori davvero
quando ti innamori?
Chi muove il vento verso l’orizzonte?
Chi ha velato di mistero il firmamento?
Chi ha rivelato i nomi delle cose?
Da dove viene la luce dell’inverno?
Chi ne ha stimato la durata?
Dove posa lo sguardo la rondine
quando inizia la migrazione?
Il cuore che ci batte dentro al petto
chi lo muove?
Il respiro da che tempo è modulato?
Chi ha sognato per la prima volta?
Chi per primo ha pianto?
Dove sono ora quelle lacrime?
Chi le ha conservate?
*
Mi hai dato un bacio
e ho sentito del bacio la fine
e come ogni bacio
è la fine di qualcosa.
Mi hai detto l’amore
e ne ho avuto nostalgia.
Hai detto: domani andiamo nel bosco,
ho bisogno di respirare
di guardare le cortecce
come sanno resistere.
E io ho dubitato,
perché non lo riesco a vedere,
domani.
Ora sei qui,
e la nostra gattina fa le fusa.
Lei è felice di questo poco che c’è,
è felice del bene che le vogliamo.
Non la carezziamo neanche ma lei fa le fusa.
Io credo si debba imparare da lei
amore mio, che dentro la fine del mondo
si gode l’essere amata
e non fa progetti.
Vuole mangiare quando ha fame
e dormire in mezzo a noi.
E vuole l`amore e fa le fusa
senza che nessuno la tocchi,
perché la felicità è qualcosa
che ha deciso di praticare.
Siamo fortunati
ad avere maestri tanto ostinati.
*
Massimiliano Bardotti (1976) è nato e vive a Castelfiorentino. Poeta, è presidente dell’associazione culturale Sguardo e Sogno, fondata da Paola Lucarini. Ha pubblicato: Il Dio che ho incontrato (Nerbini 2017), Diario segreto di un uomo qualunque, appunti spirituali (Tau 2019), La terra e la radice (Puntoacapo 2021), La disciplina della nebbia (peQuod, collana Portosepolto 2022) vincitore del Premio Camposampiero e finalista al Premio Poesia Onesta. A maggio 2024 esce Il privilegio dei vivi, conversazioni sulla morte e sul morire edito da Eretica: un libro-intervista curato dal regista e scrittore Adamo Antonacci.
Affianca Luca Pizzolitto, che ne è fondatore, nella direzione della collana poetica Portosepolto. Nel 2017 a Castelfiorentino dà vita a “La poesia è di tutti”, percorso poetico e spirituale. Dal 2018 conduce “L’infinito, la poesia come sguardo: Ciclo di incontri con poeti contemporanei” al san Leonardo al Palco di Prato. Dal 2022 cura, insieme al poeta Valerio Grutt, la Scuola Annuale di Poesia (La parola, l’ispirazione, la voce) ideata da Valentina Lingria, presidente de La scuola di Editoria.