
Ensemble 2022
prefazione di Elio Pecora
Questo libro di Lorenzo Pataro possiede qualità e forze e umori. Il territorio, nel quale l’autore si cerca e si palesa, appartiene a un altrove che ingloba l’umano, ma non lo isola e restringe. Il titolo Amuleti fa pensare agli amuleti montaliani, a oggetti e soggetti che modulano i significanti ed estendono i significati. Nell’epigrafe di Gianni Celati – una delle tre che aprono il libro e sono indubbiamente mappe per un tragitto da compiere – si dice di parole che “chiamano qualcosa perché resti con noi”. Quel che resta qui di una fitta elencazione di luoghi, oggetti, animali, piante, stagioni è insieme vigilanza e stupore, attesa trepida e insopprimibile desiderio di essere e di restare. E se della negazione e del dubbio, in cui è stato immerso e sommerso il Novecento, persistono qui le ombre e gli appigli, se una irreparabile scontentezza sta dietro gli avvii e le soste di tanto chiamare ed evocare, mai s’accampa una definitiva rinuncia alla felicità, mai si cede a un’estrema invalicabile negazione.
Tutto – in questo continente di parole, di frasi, di cadenze – si avvolge in un ritmo denso e pacato. Il verso, che propende all’endecasillabo, ne esce per acclimatarsi in chiare e libere cadenze. Tutto si presenta come composto di un’uguale sostanza, eludendo ogni separatezza, trovando segrete ragioni in una confidenza e in una prossimità che sfociano in una cercata alleanza. “Gettati in un nome verso un nome” uomini, cose, elementi sfuggono a “l’inganno consueto” del reale anche solo nominandosi. E saremmo a un niente nuovamente acclarato se ogni immagine e percezione e sentimento non fossero espressi con una tenerezza che è pure nostalgia di un esistere senza confini e stretture.
Elio Pecora

*
Guardo un falco venire alle ringhiere
a raschiare con la ruggine le ali
(dalle piume si sgretola l’amianto delle case)
l’oro si mescola alla creta
il mosaico rivela un salmo ancora ignoto
la dimora spoglia dei tuoi avi
mette a nudo i martiri murati
e la polvere si ostina a entrare nella luce.
*
Stella di grafite, ti ho gettato
tra le onde, lieve combustione.
Luce primitiva, fammi iena
fammi aratro, braccato
nella nebbia. Luce-grembo.
Ti ho gettato in tutti i pori
nascita ulteriore, dono dei relitti,
fatica del restauro, sapiente oro.
*
Cerchia la parola, la parola disarmata
alla fine della strage sulla linea che segna
la frontiera. Autunno-dire, inverno-sentire.
La casa è nuda. Tu fai tana nella soglia.
Si sgola la distanza e si ammanta
la preghiera di fonemi involontari.
Ti mando a brillare sulla neve.
Azzurro bene non visto che perdura.
*
Allora tu ascolta la preghiera delle foglie
ferite dall’inverno, insegnami
a chiamare per nome tutti i falchi
come fosse un rito antico per il bene,
spalanca la tua voce nello spazio
tra le fronde, aspetta la stagione
che riporta tutti i voli alla quercia
originale, insegnami a capire questo trillo
che fa eco alla parola e poi la scava
qui sul petto. Allora io ritrovo le briciole
perdute fra le orme, la casa nascosta
dal canneto che raduna gli amori
delle allodole, le pietre sul capanno diroccato
e la grazia dei germogli in mezzo ai rovi.
*

Lorenzo Pataro (Castrovillari, 1998) ha pubblicato la raccolta di poesie Bruciare la sete (Controluna 2018). Sue poesie sono state pubblicate su riviste e blog come «Atelier», «Interno Poesia», «Poesia del nostro tempo», «ClanDestino», «Il sarto di Ulm»; sul sito ufficiale di poesia della Rai («Poesia», di Luigia Sorrentino); sul quotidiano «La Repubblica». Ha vinto i premi “Ossi di seppia” (2021) e “Poeti oggi” (2022). Il presente Amuleti (Ensemble 2022) è la sua più recente raccolta di poesie.