
La nave di Teseo 2025
Prefazione dei fratelli D’Innocenzo
Enrico Marià è il poeta che scala il diamante: torrido di ferita, fa aghi di bellezza. Scucendosi nella doglia che separa le pareti del cranio dalla carne aperta: luogo di supplica da cui solleva il canto.
S’inerpica e poi si schianta, Marià, canta dal suo corpo lupo atroci melismi intonati al sangue di un oltre impraticabile, e raschia da dentro la sua resurrezione. Vertici di agonia, poi la contusione, nel tamburo del ritorno. La giungla del petto che appende al rosso di tutte le eclissi.
Chi ha toccato il tremendo sa stare immobile, a farsi aprire l’incendio nel costato. Guardare inerme il guastarsi perfetto dell’alfabeto, l’apocalissi delle parole coagulate. Falla di ciò che emerge dalla vertigine di cristallo del grembo. Un tempo assolto nell’inciampo dei versi, da cui grida l’innocenza-tigre, il frastuono della carne: sono le fessure di Cristo che fanno croci e binari nella stasi del quadro, mentre Marià è trasparente, tetro di ali aperte, nudo che sconcerta. Ti scava nel cuore con la sua pala rossa, ti spalanca i chiodi sopiti. Poi, tra ruscelli di fiori funebri, ringrazia il sole.
Verrebbe da dire che lo si capisce Marià, ma chi scrive non ne ha il diritto. Verrebbe allora, dopo averlo letto piangendo, da tenerlo tra le braccia. Togliergli il metronomo della mancanza a scandirgli i respiri, accendere una luce, che mandi via le ombre oblunghe, quelle che fanno poltiglia della nuca accasciata. Dirgli che chi patisce ha nelle mani l’inizio, è l’adolescente dell’umanità. Ai piedi di una parete di ghiaccio, oltre la quale c’è ancora l’uomo.
Nel nuovo tempo in cui l’abuso è nostalgia, farfalle nere frullano il niente di chi è andato via. Il male inflitto crea attinenza, legame. Brama di ulteriore adesione all’incompreso.
Dolce il carnefice, rimpianta la sua schiena. Esistere è solo nel giogo, cerchio che storpia d’assoluto, serrando fuori il paesaggio. Nel corpo riscritto, profanato, si delinea il delirio-croce, l’ecchimosi frontale di un’identità impossibile. Essere per qualcuno, estorti al mondo, nell’aiuola dell’olocausto, il luogo malato dell’amore totale.
Alcuni corpi sono scrigni di sofferto, petali presi a gomitate, come quello di Gesù. Nel bambino, rosa fratturata, non esiste distanza, né difesa. Marià, dicono i D’Innocenzo, “conta i passi che mancano per casa”: nella tosse del buio, cercare la via del perdonare, del perdonarsi, dando la mano alla poesia.

*
Da Nuziale (La nave di Teseo 2025)
Liberami della supplica
fino al lampo che affoga,
disciplina del poco
i tizzoni del costato.
*
Stagnola delle alghe
il suicidarsi per giorni
tra le ossa rastrellate
in groviglio di novena
le doglie dell’amore.
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È il mio cristo
dio delle bestie
nel cielo taurino
una fessura
di croci e binari.
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Per troppo niente
la commozione del nulla,
le stesse fitte di bellezza
del morsicarsi da bambini,
luminoso crescere,
l’interno delle braccia.
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Larve di neve
la colpa dei vivi
il vacillare il mondo
carapace sbiancato
“un fuoco di rose”.
*
Stimmate dei nomi
abiterò corpo lupo
di tutti i miei morti
il sangue intonato.
*
Perché non basta il morire
sulle pareti del cranio
baciami dove nidificano,
carne aperta, le rose fratturate.
*
Mi è necessario il mio massacro
nei polmoni del solstizio piangere
l’incandescenza d’innescare
resina apocalisse il feto del sole.
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Enrico Marià (Novi Ligure, 1977) ha pubblicato le raccolte: Enrico Marià (Annexia 2004); Rivendicando disperatamente la vita (Annexia 2006); Precipita con me (Editrice Zona 2007); Fino a qui (puntoacapo 2010); Cosa resta (puntoacapo 2015), I figli dei cani (puntoacapo 2019), La direzione del sole (La nave di Teseo 2022). Ha preso parte alle antologie: Genovainedita (Galata 2007); Atti della II Fiera dell’Editoria di Poesia. Pozzolo Formigaro giugno 2008 (puntoacapo 2008); Dolce Natura, almeno tu non menti (Zona 2009); La giusta collera (CFR 2011); Oltre le nazioni (CFR 2011); Poesia in Piemonte e Valle d’Aosta (puntoacapo 2012); Il ricatto del pane (CFR 2013); Poeti di Corrente (Le Voci della Luna 2013); Cronache da Rapa Nui (CFR 2013); La festa e la protesta. Atti della XVI Biennale di Poesia di Alessandria (puntoacapo 2013); Poesia in provincia di Alessandria (puntoacapo 2014); Comunità nomadi (deComporre 2014); Bukowski. Inediti di ordinaria follia (Giovane Holden 2014); Ad limina mentis (deComporre 2014), Il Fiore della Poesia Italiana (puntoacapo 2016). È tradotto in lingua inglese e spagnola.