
Un’altra sosta
a L.B.
Appoggiami la testa sulla spalla:
ch’io ti carezzi con un gesto lento,
come se la mia mano accompagnasse
una lunga, invisibile gugliata.
Non sul tuo capo solo: su ogni fronte
che dolga di tormento e di stanchezza
scendono queste mie carezze cieche,
come foglie ingiallite d’autunno
in una pozza che riflette il cielo.
Milano, 23 aprile 1929
*
Novembre
E poi – se accadrà ch`io me ne vada –
resterà qualchecosa
di me
nel mio mondo –
resterà un’esile scìa di silenzio
in mezzo alle voci –
un tenue fiato di bianco
in cuore all`azzurro –
Ed una sera di novembre
una bambina gracile
all’angolo d’una strada
venderà tanti crisantemi
e ci saranno le stelle
gelide verdi remote –
Qualcuno piangerà – chissà dove – chissà dove –
Qualcuno cercherà i crisantemi
per me
nel mondo
quando accadrà che senza ritorno
io me ne debba andare.
Milano, 29 ottobre 1930
*
Limiti
Tante volte ripenso
alla mia cinghia di scuola
grigia, imbratta,
che tutta me coi miei libri serrava
in un unico nodo
sicuro –
Né c’era allora
questo trascendere ansante
questo sconfinamento senza traccia
questo perdersi
che non è ancora morire –
Tante volte piango, pensando
alla mia cinghia di scuola –
Milano, 16 aprile 1932

*
Preghiera
Signore, tu lo senti
ch`io non ho voce più
per ridire
il tuo canto segreto.
Signore, tu lo vedi
ch’io non ho occhi più
per i tuoi cieli, per le nuvole tue
consolatrici.
Signore, per tutto il mio pianto,
ridammi una stilla di Te ch’io riviva.
Perché tu sai, Signore,
che in un tempo lontano
anch’io tenni nel cuore
tutto un lago, un gran lago,
specchio di Te.
Ma tutta l’acqua mi fu bevuta,
o Dio,
ed ora dentro il cuore
ho una caverna vuota,
cieca di Te.
Signore, per tutto il mio pianto,
ridammi una stilla di Te,
ch`io riviva.
20 ottobre 1932
*
Giorno dei morti
Dall’anima sfinita i sogni
come fogliame cadono
a lembo a lembo.
E resto come un pioppo nudo
a sopportare
con scarne braccia
tutto il peso dei cieli:
l’invariata piana dell’esistenza
mi gela.
Signore Iddio,
fuori di Te non c’è salvezza,
lo so.
Perché dai morti veniamo,
perché ai morti torniamo
e i morti sono in Te
di là dal gran velo del cielo
e vedono l’oro tuo,
Signore,
il mare eterno di Te.
E la voce dei morti
è la tua voce
bronzea
che travolge l’anima.
Non c’è salvezza,
fuori di Te
Signore
2 novembre 1932

*
Ai fratelli
Se dubitate ancora – vi dirò
che per me il vostro bene
è come un mazzo purpureo di fiori
portati a sera
in una stanza che si abbuia –
8 settembre 1933
*
Acqua alpina
Gioia di cantare come te, torrente;
gioia di ridere
sentendo nella bocca i denti
bianchi come il tuo greto;
gioia d’essere nata
soltanto in un mattino di sole
tra le viole
di un pascolo;
d’aver scordato la notte
ed il morso dei ghiacci.
(Breil) Pasturo, 12 agosto 1933

*
Sgorgo
Per troppa vita che ho nel sangue
Tremo
nel vasto inverno.
E all’improvviso,
come per una fonte che si scioglie
nella steppa,
una ferita che nel sonno
si riapre,
perdutamente nascono pensieri
nel deserto castello della notte.
Creatura di fiaba, per le mute
stanze, dove si struggono le lampade
dimenticate,
lieve trascorre una parola bianca:
si levano colombe sull’altana
come alla vista del mare.
Bontà, tu mi ritorni:
si stempera l’inverno nello sgorgo
del mio più puro sangue,
ancora il pianto ha dolcemente nome
perdono.
12 gennaio 1935
*
Radici
Gronda di neve disciolta
la casa. Trasale
l’anima al tonfo delle gocce fitte.
Così sfacendosi
dolorano le cose.
Ma lontano,
oltre i veli del sole e gli insicuri riflessi,
oltre il trascolorare delle ore,
vive un esiguo mondo
d’erba e di terra.
Radici
profonde nel grembo di un monte
a Primavera votate
si celano.
E conosco
io sola
il nome d’ogni fiore
che fiorirà,
la luce ed il pezzo di zolla
in cui prima riappaia la tenera
esistenza delle foglie.
Radici
profonde nel grembo di un monte
conservano un sepolto segreto
di origini –
e quello per cui mi riapro
stelo
di pallide certezze.
15 febbraio 1935

*
Stanchezza
Svenata di sogni
ti desti:
ti è pallida coltre
il cielo mattinale.
Come a un mortale
pericolo scampata,
con gesto umile – i gridi
delle campane scosti:
debolmente,
preghi nel poco sole
un silenzio.
17 febbraio 1935
*
Dopo la tormenta
A mezza notte
col vento
una folata di stelle
s’abbatteva ai vetri.
Fino all’ alba
velieri argentei di brume
in laghi d’ombra
percorrevano i prati.
Poi la luce
lenta riallacciava sulla fronte
del cielo
la corona delle montagne:
che si scopriva nel sole,
candida
di fresca neve – armoniosa
come un arco
di fiori.
18 febbraio 1935

*
Voli
Pioggia pesante di uccelli
su l’albero nudo:
così leggermente vibrando
di foglie vive
si veste.
Ma scatta in un frullo
lo stormo,
l’azzurro Febbraio
con la sera
sta sui rami.
È gracile il mio corpo,
spoglio ai voli
dell’ombra
19 febbraio 1935
*
Ora intatta
Al carcere di pioggia apre i battenti
questa mia fronte grigia
e s’affaccia al colore della terra:
nasce un gorgo di vento celeste.
Ombre di uccelli vedo
sui tegoli svariare,
fuggendo.
Nuovo,
come voce di donna mattutina
in paese di mare ov’io sia giunta – a notte –
m’è questo disco di vecchia canzone:
che una danza ricanta
ed alla soglia
– singhiozzando tra risa – mi conduce
l’ora intatta, col passo
di bimba scalza.
17 maggio 1935

*
Precoce autunno
La nebbia è d’argento, cancella
le ombre dei pini:
sono più grandi i giardini
nell’alba.
Al pioppo una foglia è ingiallita,
un ramo è morto al castano
sul monte.
Spaventi che non sanno se stessi
dormendo nell`aria celeste:
questa fine che torna ogni anno,
che è nuova ogni anno.
Come l’ultimo albero del bosco,
l’ultimo uomo ha contato le morti:
pur la sua morte lo coglie
ancora stupito.
18 agosto 1935
*
Leggenda
Mi portò il mio cavallo
tra le foglie
con soffice volo.
Calda vita nel vento
il suo respiro,
i molli occhi
fra colori d’autunno:
era oro nel sole il suo mantello.
Le pietre si scostavano
sui monti
al tocco degli zoccoli d’argento…
20 agosto 1935

*
Salita
Questa tua mano sulla roccia
fiorisce:
non abbiamo paura del silenzio.
Immenso grembo la valle spegne l’ansia
di lontane valanghe,
fumo lieve
sulle pareti nere.
Si accendon le tue dita sulla pietra
alte afferrando
orli di cielo bianco:
non abbiamo paura del deserto.
Andiamo verso il Sorapis:
così soli
verso l’aperto
altare di cristallo.
Misurina, 11 gennaio 1936
*
Portofino
Lontani dai mandorli vivi
hanno piccole tombe
infisse agli scogli
i bambini: a tonfi percossa
nel cavo cuore selvaggio,
d’alghe avvinta
la roccia, in anelli di vertigine.
Ma lenta disfà la penisola
i suoi nodi di terra,
spiega in vetta
vele d’oscure foreste:
all’infinita
altalena degli orizzonti
già china,
offrendo
i suoi lievi sepolcri
ai bracci di una gran croce lunare.
aprile 1936
*
Come albero d’ombra
Dalla cornice di monti e di nubi
esorbita il gesto serale.
E s’erige la notte
ombra mia immensa:
ai ginocchi il gridio dei campanili,
a ignoti mari
protese le mie braccia nere.
26 settembre 1936
*
In campagne di vento
urlano i cani
sul sonno delle mandrie all’ addiaccio.
Or sulle mani
mi respiri tu
solitudine
lenta fatica d’amore.
(frammento)
8 ottobre 1936

*
Amor fati
Quando dal mio buio traboccherai
di schianto
in una cascata
di sangue –
navigherò con una rossa vela
per orridi silenzi
ai cratèri
della luce promessa
13 maggio 1937
*
Antonia Pozzi (Milano, 1912) figlia di Roberto Pozzi, importante avvocato originario di Laveno, e della contessa Lina Cavagna Sangiuliani, nipote di Tommaso Grossi, manifesta fin dall’adolescenza grande propensione e interesse per la poesia. Studia nel Regio Liceo – Ginnasio Alessandro Manzoni di Milano, dove intreccia una relazione con Antonio Maria Cervi, docente di latino e greco, poi interrotta a causa di forti ingerenze da parte dei genitori.
A partire dal 1930 frequenta il Corso di laurea in Filologia moderna dell’Università degli Studi di Milano, frequentando coetanei quali Vittorio Sereni, suo amico fraterno, Enzo Paci, Luciano Anceschi, Remo Cantoni e Dino Formaggio. Segue le lezioni del germanista Vincenzo Errante e del docente di estetica Antonio Banfi, col quale si laurea nel 1935 discutendo una tesi su Gustave Flaubert.
Dai diari e dagli scritti epistolari risulta evidente che Antonia Pozzi ha molteplici interessi: coltiva la fotografia, ama le lunghe escursioni in bicicletta, progetta un romanzo storico sulla Lombardia, studia tedesco, francese e inglese. Viaggia, seppur brevemente, oltre che in Italia, anche in Francia, Austria, Germania e Inghilterra, ma il suo luogo prediletto è la settecentesca villa di famiglia, a Pasturo: ai piedi delle Grigne, nella provincia di Lecco, dove si trova la sua biblioteca e dove studia, scrive. Di questi luoghi si trovano descrizioni, sfondi ed echi espliciti nelle sue poesie.
A soli ventisei anni, il 3 dicembre 1938, si toglie la vita mediante ingestione di barbiturici, lasciandosi morire nel prato antistante all’abbazia di Chiaravalle, dopo esservisi recata in bicicletta: nel suo biglietto di addio ai genitori parla di «disperazione mortale»; la famiglia nega la circostanza «scandalosa» del suicidio, attribuendo la morte a polmonite. Il testamento della Pozzi viene distrutto dal padre, che in seguito manipola e ritocca anche le sue poesie, allora scritte su quaderni e ancora tutte inedite.
È sepolta nel piccolo cimitero di Pasturo.
Nelle edizioni più recenti è stata ricostruita la genesi e la cronologia di molti dei suoi scritti. Tutte le sue opere sono state pubblicate postume:
Parole. Liriche, Milano, Mondadori, 1939 (edizione originale postuma, con 91 poesie); Flaubert. La formazione letteraria (1830-1856), con una premessa di Antonio Banfi, Milano, Garzanti, 1940 (tesi di laurea); Parole. Diario di poesia (1930-1938), Milano, A. Mondadori, 1943 (seconda edizione, con 157 poesie); Parole. Diario di poesia, Prefazione di Eugenio Montale, Milano, A. Mondadori, 1948 (terza edizione, con 159 poesie); 1964 (quarta edizione, con 176 poesie); La vita sognata ed altre poesie inedite, a cura di Alessandra Cenni e Onorina Dino, Milano, Scheiwiller, 1986; Diari, a cura di Onorina Dino e Alessandra Cenni, Milano, Scheiwiller, 1988; L’età delle parole è finita. Lettere (1925-1938), a cura di Alessandra Cenni e Onorina Dino, Milano, R. Archinto, 1989; Parole, a cura di Alessandra Cenni e Onorina Dino, Milano, Garzanti, 1989; A. Pozzi – V. Sereni, La giovinezza che non trova scampo. Poesie e lettere degli anni Trenta, a cura di Alessandra Cenni, Milano, Scheiwiller, 1995; Mentre tu dormi le stagioni passano…, a cura di Alessandra Cenni e Onorina Dino, Milano, Viennepierre, 1998; Poesia, mi confesso con te. Ultime poesie inedite (1929-1933), a cura di Onorina Dino, Milano, Viennepierre, 2004; Nelle immagini l’anima. Antologia fotografica, a cura di Ludovica Pellegatta e Onorina Dino, Milano, Àncora, 2007; Diari e altri scritti, Nuova edizione a cura di Onorina Dino, note ai testi e postfazione di Matteo M. Vecchio, Milano, Viennepierre, 2008; A. Pozzi – T. Gadenz, Epistolario (1933-1938), a cura di Onorina Dino, Milano, Viennepierre, 2008; Le Madri-Montagne. Poesie (1933-1938), a cura di Carla Glori, Foggia, Bastogi, 2009.
Tutte le opere, a cura di Alessandra Cenni, Garzanti, Milano, 2009; Poesia che mi guardi, a cura di Graziella Bernabò e Onorina Dino, Roma, Luca Sossella, 2010; Guardami: sono nuda, a cura di Simona Carlesi, Firenze, Barbès, 2010; Soltanto in sogno. Lettere e fotografie per Dino Formaggio, a cura di Giuseppe Sandrini, Verona, Alba Pratalia, 2011; Lieve offerta. Poesie e prose, a cura di Alessandra Cenni e Silvio Raffo, Milano, Bietti, 2012; Poesie pasturesi, Missaglia, Bellavite, 2012; Ti scrivo dal mio vecchio tavolo. Lettere (1919-1938), a cura di Graziella Bernabò e Onorina Dino, Milano, Àncora, 2014; Nel prato azzurro del cielo, a cura di Teresa Porcella, illustrazioni di Gioia Marchegiani, Firenze, Motta Junior, 2015; Parole. Tutte le poesie, a cura di Graziella Bernabò e Onorina Dino, Milano, Àncora, 2015; Le mimose di Antonia, Milano, Àncora, 2016; Nei sogni bisogna crederci, Napoli, Paolo Loffredo, 2016; Mia vita cara. Cento poesie d’amore e silenzio, a cura di Elisa Ruotolo, Latiano (BR), Interno Poesia, 2019.
Traduzioni in altre lingue:
Tag für Tag. Ein dichterisches Vermächtnis, traduzione di E. Wiegand Junker, Wien, Amandus Verlag, 1952; Treinta poemas, traduzione di M. Roldán, Madrid, Rialp, 1961; Breath. Poems and Letters, tr. L. Venuti, Middletown, CN, Wesleyan University Press, 2002; Worte, traduzione di S. Golisch, Salzburg-Paris, Tartin, 2005; Parole / Worte, traduzione di G. Rovagnati, Göttingen, Wallstein Verlag, 2008; La route du mourir, traduzione di P. Reumaux, Rouen, Librairie Elisabeth Brunet, 2009; L’ oeuvre ou la vie. «Mots», traduzione e note di Labbate, Bern, P. Lang, 2010; Poems, traduzione di P. Robinson, Richmond (London), Oneworld Classics Ltd, 2011; Morte de uma estação, selezione e traduzione di Inês Dias, Lisboa, Averno, 2012