Il Convivio Editore 2023
postfazione di Franco Falasca
Irene Sabetta con Errore cronologico (Il Convivio Editore 2023, postfazione di Franco Falasca), opera pervasa di riferimenti policromi – da William Shakespeare, che guida e scandisce tutta l’opera, a Thomas Stearns Eliot, da Wiliam Blake a Ray Bradbury, da Philip Roth ai Depeche mode, da Samuel Beckett a Herman Melville, da Petrarca al Golden heart di Marc Knopfler, fino alla certezze fenomenologiche di Hegel e agli agostiniani Soliloquia, onirizzati a Sogniloqui – si pone pienamente nella smagliatura della percezione: ciò che permette (e impone, poeticamente parlando) la visione, ardua, dell’incongruenza negl’imperi della profusione: sincronia del molto, con le sue pigre atrocità, e sete di senso, nelle miriadi psichiche e materiali che gravano lo spirito.
Nell’odierno tempo di variegate detenzioni (“chiusa dentro e fuori / come il cane del vicino”), la poetessa osa lo scarto, pratica la visione: dell’opprimente tecnologia, ottusa nel deragliare, fa intuizione epifanica (“un vento artificiale / non immaginato / s’incunea nel tubo della tua rigenerazione”); di questa nostra esistenza, che subisce il reale stremandosi, legge il tremito dell’esser attraversati: da brulicanti pluralità, da un colpa cupa e indecifrabile.
La via del ritorno al vero è in quel golden heart, nella filiera corta del dire, nella santa gioia di rifiutare, nell’attesa salda della fine di una creatura dal corpo primario. Posarsi in una pace “calda” e “desolata” per stare cavi, indietreggiare, lasciarsi visitare, subito oltre la smagliatura. Proprio quell’errore cronologico shakespeariano, tempo slogato, scardinato, dissestato è il benedetto inciampo, la crisi con cui Sabetta ha costruito il suo varco.
*
abitudine
peggiore la primavera
che non rilascia scontrini
e non ti fa cambiare d’abito
né di pelle
no dress code
spoglia nudità
decantare la noia
cullare la feccia sul fondo del bicchiere
grattare l’umore con la sesta stagione
distillato d’amore e rabbia
no way out
nessuna via di fuga
pensieri come foglie morte
ad aprile si disfano
ai lati della porta sprangata
no way in
nessuno entra
nel vestibolo dell’apparenza
consumo il mio pasto nudo
chiusa dentro e fuori
come il cane del vicino
*
imaging 2
quando la libertà si appropria
degli atomi di idrogeno
e non ti resta che stare immobile
con i tappi nelle orecchie
un vento artificiale
non immaginato
s’incunea nel tubo della tua rigenerazione
– e lo lasci passare –
diventi vetro
gli ostacoli vertebrali
richiedono suoni diversi
da quelli buoni per la materia molle
nel forte campo magnetico
si dissipa l’attenzione
e il pericolo si fa innocente
in forma anonima
e sotto mentite spoglie
il sangue torna ad affluire alle urne
lasciare tappi e calzari
negli appositi cestini
*
qualcosa
qualcosa si muoveva
tra i cespugli nel sottobosco
la consapevolezza del non oltre
dissetava a piccole stille
il nostro domani
mai sentito così bene
il piacere confortante dei segnali
il grigio umido del cielo
la distanza ragguardevole
da percorrere all’indietro
*
L’agnello
mistero del vivario
animali vivi in una gabbia di cielo e di mare
amo ogni singola sbarra di questa gabbia
non fatemi scappare perché altrove mi sentirei fuori luogo
la bibbia lega il mistero alla storia
e le parabole sono paranoiche ossessioni
mistero è l’imprevedibile pesantezza dell’essere
mistero della luna
sono una roccia opaca
felice di esserlo
*
golden heart – un eroe del nostro tempo
arano le braccia la terra fertile dello stupore
sconfisse il male con un cerotto
leccò le ferite di un cane senza fissa dimora
legò mani e piedi allo strozzino
che tappava i buchi con banconote false
e tarpava le ali con cesoie social
somministrò dosi di lucida follia
agli angoli delle strade e sotto ai letti
lasciò il suo nome a casa per non perderlo
e spolverò le foglie dei cespugli
nei parchi abbandonati
mori un poco per volta
e non scrisse nemmeno una parola
*
campo minato
l’architetto del labirinto
è un idolo che avanza
con i serpenti nelle mani
e innesca tagliole
lungo la strada buia dei desideri
non sono mai stata qui
e so che la saggezza appartiene ai morti
non potrò fare altro
che giocare a nascondino
con il santo patrono delle cause perse
la poesia non è cibo
ma se ti nutre
deve essere buona
poesia biologica a filiera corta
dall’idea alla parola
materia prima e ultima
dell’unico confronto possibile
nessuna indicazione
molte trappole
un unico sospetto
che questa nave sia stata costruita
per naufragare
*
la coda
ho visto nell’erba di aprile
una lucertola mozza
aspettare paziente
torneranno infiniti
i giochi tra i sassi
a colpi di coda
fermi e distesi
senza fare rumore
aspettiamo anche noi
che ricresca la fine
*
monologo esteriore n. 2
non farmi tornare indietro ti prego
le serpi che si annidano sotto ai vasi
aspettano che accenda la luce
per fare un party nella mia testa alla bocca dello stomaco
ora sto bene – mi sento un acrobata in equilibrio
quel peso che ogni giorno trascinavo al guinzaglio come un cagnolino
si è liberato di me
è inverno e non ho neanche freddo
ti imploro di non riportarmi indietro
sognavo una mongolfiera a notti alterne e picchiavo mia sorella
mentre dormivo – non ho mai saputo se i suoi lividi al risveglio fossero i miei
non voglio mangiare il mio fegato nella scodella del cane
e scodinzolare in piazza agli ubriachi all’uscita dalla messa
ti prego di andartene senza di me anche quando tremo di febbre
da ieri sono contenta – no solo da qualche ora – forse
domani lo sarò di certo
scaccia via l’ombra dell’ombra – ti prego
mi stanno morendo le dita e non potrò più scrivere
cosa accadrebbe se mi morissero anche i piedi e non potessi più camminare?
mi è sempre piaciuta la poesia più della vita e le e le montagne più del mare
il tempo non cambia le cose ma consuma gli scarponi
seppellirò gli stivali da neve di mio nonno
in una bara di parole verdi color dolomite
e appagherò la voglia di inventare passi per camminarci sopra
la pace in cui mi lasci è desolata ma calda
non so chi tu sia – non ti conosco e non ti vedo
ma ti prego
*
Irene Sabetta vive ad Alatri, dove insegna lingua e letteratura inglese al liceo. Suoi testi sono presenti su diversi blog, in antologie curate da vari editori, in poemi collettivi e riviste letterarie on line e cartacee. Dal 2019 collabora con la rivista «Formafluens – International Literary Magazine». Nel 2021 è stata finalista al premio Arcipelago Itaca e ha ottenuto il secondo posto al premio Antica Pyrgos. Nel 2022 suoi testi inediti sono stati finalisti al Premio Lorenzo Montano di Verona e al premio I Murazzi di Torino. Nel 2023 è risultata vincitrice, nella sezione silloge inedita, al concorso Carlo Bo – Giovanni Descalzo di Sestri Levante. Ha pubblicato i volumi di poesia Inconcludendo (EscaMontage 2018), Il mondo visto da vicino (Il Convivio Editore 2020), Nella cenere dei giochi (La Vita Felice 2022). Errore cronologico (opera tra le vincitrici del premio per silloge inedita Pietro Carrera 2023) è la sua quarta raccolta.