Arcipelago itaca Edizioni 2024
Prefazione di Davide Toffoli


Dalla prefazione: “Per una nuova cartografia del reale”

In questa silloge, che raccoglie poesie scritte dal 2020 al 2023, Fernando Della Posta indaga gli accadimenti che possono investirci in un viaggio dopo l’arrivo a destinazione, concentrandosi sul portato di pensieri, suggestioni ed/emozioni che l’esplorazione delle terre in cui arriviamo può suscitarci.
Sebbene il libro sia scandito da sezioni che portano nomi dei mari lunari, come a voler testimoniare, di converso, una navigazione senza fine, le terre incontrate sono porti, paesi, città, territori, talvolta persino piccoli quartieri, del tutto terrestri. E già dal titolo del libro si capisce che non di viaggio di piacere Si tratta. La parola “approdo”, infatti, presuppone spesso una fuga da un luogo o da una condizione sfavorevoli, un mettersi finalmente in salvo dopo un percorso costellato di peripezie e dall’esito incerto. Perciò, nel libro, ogni testo sembra descrivere un approdo diverso in cui l’autore si avverte come un corpo estraneo in terre che, da una parte, attirano la sua curiosità e, dall’altra, lo disarmano e lo costringono a tracciare nuove mappe interiori. “A tutti i fuori spazio e i fuori tempo” è la preziosa dedica chiarificatrice, e a essa si aggiungono, nell’esergo, “Felice l’uomo che ha raggiunto il porto” (da L’approdo di Cesare Pavese), due citazioni da Herman Melville e un’altra dall’Eugenio Montale di Satura. Ci ritroviamo in un mondo che ha un disperato bisogno di nuovi “cartografi”, di una nuova catalogazione dei paesaggi trasformati, umani e sociali; l’autore, con passo spaesato ma deciso, sembra accettare fermamente questa sfida e ci accompagna in un viaggio suggestivo attraverso luoghi che, pur apparendoci familiari, non presentano più contorni tradizionali e rassicuranti. La versificazione è matura e attenta, e riesce a conciliare armoniosamente tradizione e nuove istanze, con una bilancia che, tuttavia, sembra infine pendere dalla parte della tradizione, come a voler testimoniare un legame con un’indefinita terra lasciata, legame il quale, evidentemente, sebbene quasi del tutto perso nella memoria viva del poeta, ancora persiste in quella inconscia.
[…] un reale intriso di suggestioni e di spunti eterogenei, che si traducono in vere e proprie cronache da terre di nessuno, che si dimostrano capaci di emozionare e di toccare le corde giuste per farci sopravvivere allo smarrimento, per farcene nutrire, per tenere determinato e allenato uno sguardo critico sul presente e su una modernità che rischia ormai di renderci tutti “alieni” a questo mondo, in questo Antropocene che, presuntuoso e poco lungimirante, devasta una concreta possibilità di futuro.
Fernando Della Posta riesce a dare voce a un’esperienza di viaggio, passando con determinazione e disinvoltura dall’ego-centrismo all’ eco-centrismo; ci insegna la cura dei luoghi e degli incontri, la convinta centralità della memoria e uno sguardo attento sul reale che sappia ben avvertire, oltre gli inevitabili contrasti, anche “scricchiolii di meccaniche celesti”, mentre “Montagne, nuvoli, ruscelli, / boschi, sembrano trascorrere fluidi / su rulli”.
In questi passaggi che possono apparirci distanti e talvolta remoti, il viandante ben armato di poesia osserva e racconta il raro incantesimo che permette vita. Fernando Della Posta ci consegna una nuova mappa del mondo decisamente a buon punto con cui scoprire sempre nuove terre e nuove rotte.

Davide Toffoli

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Disciplinato nell’incanto, prono alle vastità ma preciso nelle proporzioni emozionali, il poeta ci dona cronache liriche antiche: un approdare variegato, talora simbolico, squisitamente attento nel dire ed equanime nel sentire. Un perdurare inamovibile, e lievi gli umani moti, a generare intensi sentori temprati a un riso leggero; e in dono un’opera feconda per l’immaginario e raffinata nel portamento, abile dei dovuti lievi rigori, quasi fermezze morali, al cospetto delle enormità dell’esistente.

Fotografia di Fernando Della Posta


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Da: “Diario dell’approdo”, Arcipelago itaca Edizioni 2024


Dalla Terra emana un’energia estrema,
tanto che lupi e creature selvatiche
del dolce e dell’occulto, con volti
monumentali da sfingi presidiano
i viali tagliafuoco. Se non viste,
come Gorgoni giocano a contarsi.

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Il rito

Suonavano rutilanti ritmi per volti
antichi, la sera che ci sorprese
un tramonto glorioso mentre
tutt’intorno, sotto una dorata
luccicanza, ogni cosa macerava
nella propria carne la propria sorte.

*

L’uomo talvolta si sente chiamato
ad animare paesaggi lontani,
dove soltanto una vasta bellezza
chiara veleggia tra gole e vallate.
Quella bellezza grandiosa e serena
che solo chi è saldo nella disciplina
può avvicinare con destrezza.
Quella fermezza di chi incatena
le numerose voglie da sfamare
avute in dono da una mala stella.

Fotografia di Fernando Della Posta

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Approssimazione di Alicudi

Mentre esplode nell’abbraccio
questa pienezza di luce,
dall’isola sullo spazio indiviso
di mare e di cielo taccio
linee, irradiato il mio sentire.

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Non è mai sicuro se torneranno
e spesso non tornano affatto,
se non come un crudele miraggio,
le carovane dal deserto vasto,
signore solamente di sé stesse
e del loro viaggio, compagnie brevi,
erranti sulle nuvole e sui cieli vuoti,
sui pendii dalla traslucida foschia.

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Due volte alieno

Costoro li salvano solo i barbari
sopra-montagna, e che mai sia smentita
questa parentela atavica. I popoli
del mare li farebbero avamposto
nel giro di un salmo, se non calassero
giù dagli altipiani come acque infauste,
i barbari abitanti dei valloni.
E io che sconosciuto ancora sosto
in un cantuccio in seno al loro porto,
due volte alieno resterei indifeso,
perciò anch’io ringrazio sempre i feroci
fratelli barbari degli altipiani.

Fotografia di Fernando Della Posta

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Se qui nulla è per chi resta
e tutto è per chi va,
il lento perdurare d’agosto
è un crepuscolo grandioso,
inamovibile, dorato.
Un declinare composto,
doloroso, in cui la lingua si fa povera
e non ha inventiva,
in cui si chiede al temporale
la bella parlantina.
Ma è un appuntamento che salta
e ogni casacca è di fortuna.

*

Primavera

Spalancare gl’ingressi d’oscurate
stanze. Trovare il sole a ruzzolare
allegro per la china delle scale.
Accompagnarsi con riso leggero.

Fotografia di Fernando Della Posta

*

Estivo malessere d’ogni singolo
viottolo del borgo, tregue irrisorie
solo sotto boscaglie di platano
accenni alle ombre in fuga.

Difficile sacrificare a un’ara
malinconica, ogni nostro superfluo
intendimento, per aprire nuovi occhi
su spesso intuiti, perduti orizzonti;

su panorami di maggesi accesi
in luogo di retabli marcescenti,
levigati uncini di cenere e ossa,
punteruoli fermi a un passo dal cielo.

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A san Marcello al Corso, Roma

Un crocifisso posato dentro un costato
è un fercolo che inquieta
eppure, anch’esso, esposto alla fatiscenza.

Un dicastero sabbioso
se non ci fossero
donne e uomini che lo preservino
con cura, lo puliscano e ne stringano
chiodi mignoli e incastri.

Animali testardi,
infiorescenze nei deserti.

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Fernando Della Posta è nato nel 1984 a Pontecorvo, in provincia di Frosinone. Vive e lavora a Roma. Tra i tanti riconoscimenti ottenuti in poesia, nel 2016 vince il concorso “Stratificazioni: Artefatti Contemporanei” legato al festival letterario di Bologna in Lettere, sezione B poesia inedita a tema libero, e ottiene una menzione al XXX Premio “Lorenzo Montano” per la silloge inedita. Nel 2017 vince il Premio Nazionale “Poetika” nella sezione silloge inedita. Nel 2018 si classifica secondo nella sezione inediti di poesia al Premio “Andrea Torresano”, ottiene una segnalazione al Premio “Lorenzo Montano” per la silloge inedita e vince il Premio Letterario “Zeno” nella sezione poesia. Nel 2019 ottiene il terzo posto per il libro edito Gli anelli di Saturno al Premio “Nabokov”. Nel 2020 vince il Premio “Antica Pyrgos” nella sezione poesia inedita. Nel 2021 ottiene il terzo posto per la poesia inedita al Premio “Umbertide – XXV Aprile” e al Premio “Transiti Poetici”, il secondo posto per la poesia inedita al Premio “Città di Siena” e viene selezionato tra i sei poeti del Sesto repertorio di poesia italiana contemporanea a cura di Arcipelago itaca Edizioni. Nel 2022 il suo libro Ricostruzione delle Favole si classifica terzo al Premio “Chiaramonte Gulfi” e primo al Premio “Antica Pyrgos”.
Ha pubblicato le raccolte di poesia L’anno, la notte, il viaggio (Progetto Cultura 2011), Gli aloni del vapore d’Inverno (Divinafollia 2015), Cronache dall Armistizio (Onirica 2017), Gli anelli di Saturno (Ensemble 2018), Voltacielo (Oedipus 2019), Sembianze della luce (Giuliano Ladolfi 2020), Sillabari dal cortile (Macabor 2021) e il più recente, nel 2022, Ricostruzione delle favole (Italic-peQuod).