Canto di madre
Il tuo cuore nel mio. Lo sento ancora
battere come un`eco, in lontananza,
all’unisono, il mio cuore nel tuo.
Batte adesso nell’anima, sospiro
d’eternità. Ti stringo tra le braccia,
I tuoi occhi mi guardano, ti fisso
negli occhi, mi ci specchio dentro,
anima mia, mio tutto. Ti ho perduta
in quell’`attimo stesso in cui fui madre,
in cui fui tua, in cui tu fosti mia.
Mia, sei nel soffio azzurro dell’estate,
quando nel mare sento la tua voce
chiamarmi. Ti ho perduta. Mi sorridi
ancora: nel mio battito è il tuo cuore.
Una lacrima, il sogno, la ferita
sanguinante, il mistero della vita,
dell’amore. Ti stringo nel mio cuore:
nulla sarà di ciò che non è stato.
Mi sono fatta prendere per mano
da te. Quel giorno anch`io sono rinata.
*
La poesia di Roberta Saccomandi è stata pubblicata su «Divus Thomas, Esercizi di ermeneutica anagogica» (DT 127, 3 (2024), pp. 227-232) accompagnata da un commento anagogico di Giuseppe Barzaghi, Teologo Direttore dello Studio Filosofico Domenicano di Bologna e della Scuola di Anagogia di Bologna.
Dal commento di Padre Giuseppe Barzaghi:
[…] Il cuore del componimento poetico è l’intuizione presente che è memoria: la misura dell’affetto. La conclusione non è dunque alla fine del componimento, ma nel suo centro, lì dove gravitano l’inclusione, l’esclusione e i parallelismi. È il prezioso forziere del tesoro di memoria: il Presente del Passato e il Passato del Presente. Qui il tutto è perpetuo: “Mia, sei nel soffio azzurro dell’estate, quando nel mare sento la tua voce chiamarmi”. Perpetuo, il volo incessante e roteante della contemplazione.