Arcipelago itaca Edizioni 2021
collana Mari Interni a cura di Danilo Mandolini

Prefazione di Fabrizio Bregoli
Postfazione di Alessio Alessandrini


C’è una fiducia solida, che anima la ricerca dell’autore, […] c’è la consapevolezza di una congiunzione con l’Essere che ci attende, c’è la possibilità di “contemplar[e] da questa lontananza”: insomma una distanza che può essere colmata, con la persistenza, la fede in ultima istanza. Il solo approccio razionalistico è insufficiente, manchevole nella sua logica, solo in apparenza, inflessibile: non è possibile “Ridurre l’essere al mondo a conto / che ribatte, a discorso che fila o a teorema che quadra”, c’è altro, c’è un oltre a cui occorre tendere, “losco disegno del caos o del caso o di cosa / da capire restando da capire”.
[…] L’esito ultimo di questo percorso poetico è la verifica diretta, la percezione indiscutibile della unicità dell’esistenza, restituita al suo “prodigio” per il semplice fatto di accadere: a questo approdo si giunge nella consapevolezza che, per quanto “nessun vivo agogna più la vita / d’un morente”, l’apparente indecifrabilità dell’insieme trova una correlazione possibile, un anello di congiunzione fra Io e Mondo, fra Essere e Divenire, grazie alla contemplazione. Occorre sapersi predisporre all’ascolto interiore, perché questo è il “solo […] segreto [che] ci è dato, labile approdo dell’inconcluso / offerto ai contemplanti” e “cosa rara è il mondo, opera / imperfetta quanto tu voglia, ma da lasciare increduli / di sé nel contemplarla.” […] Nessuna resa, allora, quella prospettata da Giacobbi, ma volontà di conoscere, di mettersi in gioco, confrontarsi con la vita che siamo e che ci attende, contemplandola appunto. Carlo Giacobbi ci offre un lavoro maturo, credibile, tutto animato da una concezione profondamente etica dello scrivere versi: non semplice esercizio stilistico, anche se formalmente ineccepibile, ma bisturi che non indugia a sezionare le pieghe più controverse della nostra esistenza, di questo nostro incerto e complicato essere parte (in causa) del mondo.

Fabrizio Bregoli

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Quella di Carlo è una lenta e inquieta promenade nel limitare tra il buio e la luce, il pieno e il vuoto, “tra il nulla / che ghermisce e il tutto che chiama”. Si tratta di un rischio, di una scommessa da giocare fino in fondo perché si sa che “in fondo la tenebra è codarda, che diserta / già al lucore d’un cerino”; si tratta di un percorso a ostacoli, dove il passo, (la suola e il suolo), sembrano sfaldarsi nel mentre si vanno materializzando perché, d’altronde, “Esistere in questa discordanza, solo questo / si deve, si può”. “L’uomo è più della sua pena”. È su questa certa incertezza che il Nostro edifica una struttura poetica salda per incisività del verso e complessità della macrostruttura, mostrandone, pur non essendocene ulteriore bisogno, la sapienza compositiva, la garbata maestria poetante. Si pensi semplicemente all’andamento speculativo e ipotattico del verseggiare, suntuoso e gentile allo stesso modo, o al gremito convivio di poeti chiamati nelle numerose epigrafi delle varie sezioni a far da guida a questo viaggio abitato da ispirazione e mistico fervore. Il verso di Carlo Giacobbi ha, infatti, l’andamento iterato e suasorio del salmo, della preghiera; della preghiera ha la tensione conoscitiva e la dimensione contemplativa.
[…] Abitare il transito è una raccolta di rara perfezione, costruita con certosina audacia, con il coraggio di chi sa riconoscere nell’erranza – e nell’errore che può comprometterla – il senso dell’esistenza.

Alessio Alessandrini


Fotografia di Rui Palha

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Da: Abitare il transito, Arcipelago itaca Edizioni 2021

II – CIELO E TERRA INSIEME


Anima e corpo non hanno confini.

Wystan Hugh Auden, Ninnananna

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Inverno fuori. Inverno dentro. E non sapere
cosa determini cosa, che a furia di percepirmi osmosi
sto mutando in oltre-mondo.


Qui, ma non del tutto qui, il passo nell’aria
sospeso, sempre abitato da una febbre che è desiderio
di cielo e terra insieme.




È così che vado. Percorro viali d’oro croccante
sotto le suole. Nudità di trame favolose di gelo
si ergono, mentre sottane di nebbie


veleggiano e a capriccio di vento a tratti
lacerano il velo, sul chiacchierio delle stelle
in assemblea.


È freddo, molto freddo stanotte.
Lame algide mi corrono le ossa; mio ritratto capo
di testuggine mentre alzo il bavero.





E vado, quasi misera fiammella di candela
con quello spillo nel cervello di sapere
la cera non eterna. L’altro in me, l’impostore


che sovente mi abita fino quasi allo sfratto
ci metterebbe poco o nulla a dirmi: lascia
stare, molla tutto.

*

V – SCRUTANDO LA PEDINA

Continuamente mi estranio.
Mai mi vidi né trovai.
Di tanto essere, solo ignoro.

Fernando Pessoa, Non so quante anime


Nessuno sa mai niente di sicuro.

Iosif Brodskij, Insegnamento

Non sarei fatto per il nulla.
Sarei fatto per questo: il tutto. L’Amore.

Christian Bobin, in Sovranità del vuoto


*

La tentazione di credere nessuno abbia
un sé, ne abbia mai potuto averlo scrutando
la pedina. Forse che la cinica esortazione

all’impossibile dell’oracolo di Delfi sogghignava
alle mie spalle mentre vi riponevo fede?
Qui, sul divano, le gambe accavallate intanto




che pollice ed indice affilo il mento
ed il pensiero, l’occhio fora l’aria e si profonda lì
oltre ed oltre lì, dove non approda.


Così non sarebbe utile chiedersi perché i candelabri
nella stanza si accesero in un fiotto all’unisono, né
perché le lancette presero a girare al contrario




o lo schiaffo del vento schiantò porte e finestre
contro i muri. Né parlare di questi fatti, che a volerli
dire accaduti esistono solo stando alla versione


che ne dai. Ma il firmamento nei suoi occhi, i suoi
occhi; i petali delle coniugazioni al futuro
che soffia dalle labbra: oh, se negare il nulla





tu non puoi, cosa ti convincerà non esista
l’infinito? Tutto è in forse. Ogni indagine s’arresta
sul ciglio del comprensibile


– intravista figura nelle nebbie – tra il nulla
che ghermisce e il tutto che chiama.


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VII – GENUFLETTENDOSI A TUTTO


Fiorire e guastarsi noi li sappiamo insieme.

Rainer Maria Rilke, in Elegie Duinesi, IV elegia

(…) poi irrefrenabilmente iniziai a piangere, (…)
con una serena estinzione
di ogni senso; sentii di dovermi inginocchiare,
piansi per niente e per tutto, (…)

Derek Walcott, in Un’altra vita

Io accarezzo la vita, ovunque vada, avanti o indietro,
mi chino dove c’è una nicchia appartata (…)

Walt Whitman, in Il canto di me stesso


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Disgiungere, tu, non puoi.
La mistura da bere al mattino è rilucente
granello di zucchero e giallastra stilla di fiele; mai può


conoscere la bocca solo dell’uno o dell’altra; e seppure
giurassi che almeno una volta, in quel preciso
frangente di luce o in quell’occasione




di giubilo del sangue, hai salito scale d’aria
fino a giungere – come tu dici – al settimo
cielo, celebreresti solo il tuo infingimento, se


pure non t’avvedessi che da quell’acme, il piede
già accusava la perdita, conscio com’era che prima
o dopo la pianta sarebbe tornata a posarsi sul suolo.




Esistere in questa discordanza, solo questo
si deve, si può. Chinandosi a raccogliere sulla pietra
schiantata dal sole o sulla terra dove si erge

la rosa, ora squamosa muta di serpente ora piuma
di colomba; genuflettendosi a tutto: alla luce
flautata e al guaito d’ombra che in battibecco




da sempre vanno di zuffa in zuffa scantonando.
E se ti accorgi di quanto credibile
sia l’assurdo, estromettere dal concepibile


tu non puoi, senza falla, quanto a tutta prima appare
la quintessenza dell’assurdità: il senso.

*

Carlo Giacobbi è nato a Rieti nel 1974. Nella città natale risiede e lavora. Ha manifestato, sin dalla prima giovinezza, interesse per la poesia, la letteratura, il teatro, la musica e il canto. Ha vinto diversi premi: “Liberolibro” (II edizione); “M. Kolbe” (XXI edizione); “Salvatore Quasimodo” (X edizione); “Terra D’agavi” (XXXV edizione); “Le Pieridi” (XIV e XV edizione); “La Penna del Drago” (edizione 2017); “Il Convivio” (edizione 2016); “H2O – L’acqua fa cultura 2020”. È risultato terzo classificato ai premi: “Ambiart” (VII edizione); “Il Sigillo di Dante” (V edizione); “Il Convivio” (edizioni 2017 e 2019); “Città di Acqui Terme” (XI edizione). Ha ottenuto altri importanti riconoscimenti nei premi: “Città di Grottammare”; “Pietro Borgognoni”; “Don Luigi Di Liegro”; “Cardinal Branda Castiglioni”; “La girandola delle Parole”. Ha pubblicato Confidenze (Il Convivio Editore), Veramente quest’uomo (Arcipelago itaca Edizioni) e Oltre il visibile (Arcipelago itaca Edizioni).