Passigli Editori 2023
prefazione di Claudio Damiani


Dalla prefazione:

Colpisce di questo libro, fin dalle prime poesie il “tremore nascosto di ognuno”, oppure, similmente, un “delicato immortale brulichio / di fronte al mare”. Un vibrare che pervade tutto, come il respiro del tutto (come se il tutto fosse vivo, come vivo è ogni essere particolare).  Al terrorista che uccide, Olivieri scrive: “Caro terrorista (…) Respira, ricorda di come tua madre ti teneva la mano”.
Ma non solo la madre, ogni cosa tiene per mano un’altra cosa. Questo è il tremore. Al terrorista Riccardo dice: “non puoi uccidere nessuno, anzi, lo tieni per mano. Anzi, lui ti tiene per mano. Se non ci fosse lui, tu non potresti essere”.
Riccardo osserva, ogni verso un’osservazione, di cose semplici e quotidiane, una persona, un gesto, gente in tram o per strada, e l’immagine si illumina come di una sabbia d’oro che rivela il sacro dell’essere. E nasce, immediata, una preghiera. Ecco, sono tre momenti: osservazione, illuminazione, preghiera. Preghiera per i vivi, ma anche preghiera per il tutto, perché il tutto protegga i vivi, e i vivi proteggano il tutto.
[…] Ecco perché, anche, “restare vivi”. C’è in quel restare, dentro di lui, un`altra parola: resistere. E non è una resistenza pacifica. La poesia, anche, non è pace, “è arma / inaudito taglio al male intorno (…) respiro – Sì – respiro”, come una spada che taglia, rompe le acque immobilizzate del male, e fa respirare, fa nascere.

Claudio Damiani

*

LETTERA CATALANA

San Feliu de Guixols, 18.8.2017

Caro terrorista,

Non leggerò il tuo tempo scritto cubitale
sul giornale. La Vanguardia
che riposi lì, col tuo terrore.

Guarda invece che cos’è Santa Cristina,
questo cielo dal prato del mio amico Juan
– questa mattina.

Guarda – se ti è mai successo
il rotondo della baia San Feliu alle nove di mattina,
quando vecchi e bambini toccano
la prima acqua.

Ma t’è mai successo? L’hai
mai avuto qualcuno a mostrarti
la luce del mare catalano?
                        Hai ricordi di quand’ eri bambino?

Guarda – te lo dico accecato dal piano assoluto della baia –
coi discorsi rinascenti dei vecchi e delle madri,
                         le parole mattinali dei viventi,
questo     delicato     immortale     brulichio
                                              di fronte al mare:
Respira, ricorda di come tua madre ti teneva la mano.

Fotografia di Patrice Jeannin (particolare)


*

IN QUESTA VITA

Non avevo chiesto tanto, non
avevo detto nulla agli Dèi, ma
è lei
a portare la tua danza se rincorri il gatto nella casa,
se alzo un momento lo sguardo dal lavoro
                       e felice mi ferisce il sole,
anche oggi anche ora a più di cinquant’anni dalla prima volta

Ti vedo crescere, mia fiamma inalterata
                                              già passata di mano,
Io sono vivo sempre e ancora nel tuo scatto,
                                              la tua corsa la mia vita
nuova

Fotografia di Patrice Jeannin


*

14 MARZO 2021

prima di “ancora zona rossa”

Oggi la luce
è fortissima
– c’è stato vento nella notte –
             Questo bagliore
                                   è un regalo per tutti,
il dolore che abbiamo
l’abbiamo solo avuto.

Alberto
fa colazione col gatto sul tavolo,
dietro ha quella luce,
dietro ha la collina illuminata di Torino, dietro
ha una città tutta che soffre, e però
                                                      questa mattina sale,
sale su per le colline,
regge il tempo e beve il cielo,
                                    tutta insieme
                                    fa colazione in quella luce,
                                          col suo gatto sul tavolo.

*

IN ULTIMA ANALISI

Cercare – incessantemente –
ripetutamente, nella vita
quell’unico momento lì:
luce che ci penetra e
                                a lei
ci concediamo inesistenti.

Fotografia di Patrice Jeannin


*

DA TORINO, EUROPA

Giornali del mattino – terso

Punge dolcemente l’aria;
ché – anche se non lo vogliamo –
alzare gli occhi al sole
                                   è pregare

*

ANDANDO A LAVORO, FERMA L’AUTO AL SOLE

Oh mio dio dell’acqua chiara,
vieni ancora come oggi
                               a visitare
questa riga assolata
                   questo varco di luce
                             a Mirafiori,
fai la strada semplice e decisa,
taglia i dubbi del calcolo,

                                     riverbera

Fotografia di Patrice Jeannin


*

Viaggia con me
Il mio fardello d’inferno,
è vigile e ci sente. Tenta
l’agguato
continuamente.

Ora io non dico che
tutti minuti tutti i
secondi dobbiamo essere felici,
ma che sia via via
più breve il rumore
di guerra fra le tempie.

Fotografia di Patrice Jeannin


*

Eppure rinasce
Sfrontatamente
in faccia agli aculei
il tuo pensiero fiore

*

ascoltando “The gift”

Tutti i risvegli è gioia
         luminosa aria che ci regge,
se dentro i tuoi messaggi (raggi)
preme profumato un dio profondo.

Fotografia di Patrice Jeannin


*

Parco San Vito, collina torinese

E come posso
non commuovermi
                                   a tutto il vibrare d’intorno
– caduto al parco per caso
come un fiore giallo, uno stelo del mio amico Mattia.
Tutte queste voci – ognuna (ragazzi, bambini in corsa,
padri e amici che si parlano nel verde) – dicono
                     io sono in vita, io sono qui, seduto sulla
terra, al mondo – né più né meno che questi steli d’erba,
anzi – adesso che
ci vedi insieme a loro – lo vedi che siamo fratelli?

Fotografia di Patrice Jeannin


*

Il lupo è un animale fedele,
capace di guaire notti intatte e inascoltate
                                               ma convinto,
soffrire Certo – anche per amore –
dilaniare carni in causa e piangere durante,
respirare l’aria fatta sangue
              e non prendere più sonno.
Il lupo sente tutto il polmone nella corsa,
il terreno prendere l’appoggio sulle belle zampe,
il ventre atterrarsi aggioiato sul cumulo di neve
                          e tra il fiato attendere compagni.
Il lupo è un animale sociale – lo si sa – ma
niente peggio di quei documentari sopra i lupi
fatti di leggi distinzioni regole del branco; un lupo è
                                                             altro:
silenzio, amore, zampe.

*

Riccardo Olivieri, nato a Sanremo nel 1969, dopo l’università ha lavorato tre anni in Piemonte, poi ha vissuto in Lussemburgo e in America Latina. È rientrato a Torino nel 2000, dove vive e lavora come ricercatore di marketing. Nel 2001 ha vinto il Premio “Dario Bellezza” e ha pubblicato la raccolta di poesie Diario di Knokke, segnalata al Premio Montale 2002. In questa stessa collana sono uscite le raccolte Il risultato d’azienda (prefazione di Stefano Verdino, 2006), Difesa dei sensibili (prefazione di Davide Rondoni e nota di Massimo Morasso, 2012) e A quale ritmo, per quale regnante (presentazione di Giuseppe Conte, 2017 – Premio “Cesare Pavese”). Tra gli altri suoi riconoscimenti, il Premio “Lerici Pea” per l’inedito nel 2013.