Mariella De Santis traduce Anthony John Robbins

Edizioni Progetto Cultura 2024

Collana Le Gemme, diretta da Cinzia Marulli


Da: La poesia come traduzione della vita, di Mariella De Santis Robbins

Non è stato facile selezionare le poesie presenti in questa Gemma. Ho cercato tra testi compresi in oltre trent’anni di scrittura di Anthony J. Robbins, peraltro pubblicati con parsimonia e preferibilmente in plaquette e riviste.
[…] Una volta gli chiesi chi fosse esattamente un gentleman e mi spiegò che è colui che non anticipa mai i propri bisogni rispetto a quelli di un altro. Non cercare di pubblicare era per lui un modo di far avanzare la poesia rispetto al poeta.
[…] questo tono di appartenenza e distanza percorre tutte le poesie che qui si possono leggere e che ho tentato di tradurre in italiano seguendo nella memoria il modo in cui lui lavorava, traduceva. Che i testi siano elaborazione di sentimenti, emozioni e relazioni con persone o contesti sono tuttavia percorsi da questa sorta di vigilanza verso il rischio di caduta nel compiacimento.
[…] le sue poesie più salde sono quelle in cui tocca la pura vita, il momento sorgivo del contatto della propria coscienza esistenziale con quella del mondo manifesto. Lì avvengono miracoli di invenzione, originalità, passo sicuro e sospensione dal giudizio sulla propria e altrui finitezza per lasciare spazio all’insondabile, a quell’area di stratificazione dei significati che una sola vita non basta a scoprire.
[…] lui, in qualche modo, viveva traducendo. Traduceva letterariamente, linguisticamente, cognitivamente tutto quello che vedeva, guardava, incontrava. Intendo dire che era immediata per lui la connessione con tutto quello che precedeva l’istante che accadeva con quello che poteva diventare e con quello che avrebbe potuto significare in altre lingue e quindi in altre culture.
[…] Non amava la solennità, diceva che era pura forma mentre assediava la perfetta congiunzione di forma e contenuto e, pur conoscendo perfettamente le misure metriche e retoriche, ha cercato di farle proprie tanto rispettandole quanto sovvertendole. Andare sotto la superficie era l’unica regola anche se questo doveva avvenire con leggerezza o, talvolta, umorismo irresistibile.

Mariella De Santis Robbins

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Tradurre, far passare, condurre oltre. Un testo, una condizione, un principio che finisce per compiersi e integrarsi, divenire ulteriore pienezza: ogni cosa, se vissuta, interiorizzata, intensamente accompagnata va incontro a trasmutazione. Mariella De Santis Robbins nella Gemma Il più vuoto possibile (Anthony Robbins, Il più vuoto possibile, traduzione e curatela di Mariella De Santis Robbins, Edizioni Progetto Cultura, collana Le Gemme, diretta da Cinzia Marulli Ramadori) custodisce un’assenza – rilevante, dolorosa, definitiva – della sua vita, rievocandone intera presenza, nel preciso esercizio della cura. Opera di riguardo e affetto che si concretizza, in questo volume esile e profondo, nella traduzione di alcune poesie di Anthony John Robbins, compianto compagno d’arte e di vita.
Si avverte in questo volumetto, intimo e segreto come la più velata carezza, un invisibile bilanciamento, uno speculare sguardo di tutela e ricordo: un legame saldo, incolume, che si posa sulla pagina come atto poetico partecipato. Mariella traduce alcuni testi lirici di Anthony – faticosamente eletti tra quelli vergati in più di trent’anni di scrittura – in altro idioma, la nostra lingua italiana; ma porta a noi, nel contempo, il profilo di un’essenza identitaria: personalità aristocratica, di squisite altezze, Anthony è restituito nitidissimo, con la devozione dell’animica, stretta consonanza, dell’accordo indivisibile: bellezza di vita comune, figura tratteggiata nel contegno di private nobiltà: di un uomo e poeta che praticava “appartenenza e distanza”, come ben si addice a un gentleman: la costante vigilanza su sé stessi, la parsimonia del dire e del pubblicare, l’occhio disincantato sul tranello della vanità che lo teneva al riparo da ogni fatua lusinga o ebbrezza di auto-encomio. Istanti di astrale lucentezza accendono e punteggiano questo lavoro dedito, proteso al futuro della memoria che, sulla scrivania, riluce. Pudici sono gli accenni dell’autrice a certe usuali circostanze: le conversazioni di Anthony con l’amato fratello Robin su John Donne, le mimesi letterarie, la levità nello humour a dissimulare alcune sue profondità, speculative o spirituali, di cui tuttavia egli non amava il fasto; infine il tenace riserbo, la mite dignità anche nel supremo male; e le radicate appartenenze reciproche di un’unione che continua a elargire pregiate stille, da quell’elettiva affinità e predestinata spettanza che ancora, col sapore del sempre, qui si disvela.
Mariella ci ricorda che l’amore non si cura delle dipartite, ma diviene via via più preciso, attento, nel definire, della persona amata, la sagoma di luce inversa, il suo accompagnare chi resta nel confermato dono. Ciò che finisce, impercettibilmente, stabilmente, per farsi guida nei giorni: suffragato valore, irripetibile identità, peculiare e duale a un tempo: perché il cuore, sapiente ed eterno, ha saputo farne luogo interiore condiviso: regno magico, diffuso e impalpabile, coabitato in spirito, assunto nella perpetuità.

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da: Il più vuoto possibile (Edizioni Progetto Cultura 2024)

Resegone (for Mariella)

Resegone. Il monte di Manzoni
visto dalla nostra finestra
le brume che si disperdono, svelano

cime frastagliate, striate di neve
facce fossilizzate in fila
rosa al calar del sole

le fattezze erose
dal tempo dal dimenticare

voci, gesti tutti scomparsi
tutte morte alla mente

           Io però: com’ero diverso, falso
           irreale
           pensando di amare riamato!

           e che posso dirti ora
           qui alla finestra
           mano nella mano?

                             you brought
                             truth and life
                             between us, you

                             dispersed the freezing mists
                             of all my winters, you

                            translated me
                            from the foreigner I was
                            into myself

                                      La vita con te
                                      sì reale sì vera
                                      Le altre le ho lasciate andare

                                      suppongo, semplicemente lasciate
                                                                             andare


Resegone (for Mariella)

Resegone. Manzoni’s mountain / watched from our north-facing window / its mists dispersing, disclosing / snow-striped saw-back peaks / fossilised faces in a row / pinkish at sundown / features eroded / by time and forgetting / all voice all gesture gone / all dead to the mind- / and he: how other, unreal, untrue / he was / supposing he loved and was loved! / and what can he say to you / now / standing together here at the window? / Tu hai portato / la verità e la vita / tra due come noi, hai / disperso l’algente bruma / di tutti i miei inverni / mi hai tradotto / dallo straniero che ero / in me stesso / Life with you is like the mountain / permanent and evolving / solid yet changeable / The others I let go / presumably, just let go


Marc Chagall, Les amoreux

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SMARRIMENTI

Dammi, guerriero

dammi, guerriero, il coraggio di tacere
dammi la semplicità dell’arma tua

dammi, centauro, la forza nel silenzio
la velocità della mente assente

cantiamo per timore per confusione
per meraviglia per consolazione

per quietare i pensieri che battono
incessanti in questo spazio vuoto

dacci, eroe, il coraggio di tacere.

(Scritta per la rappresentazione multimediale “Immaginare la musica” organizzata da Novurgia, Milano 2010, in accompagnamento al quadro di IAN TWEEDY)

Warrior, Give Me Courage

Warrior, give me the courage to be silent / give me your weapon’s simplicity / cyclist, give me strength in silence / speed and its thoughtlessness / We sing out of fear and confusion / out of wonder and for consolation / to quieten the thoughts that beat / unceasingly in this empty space / Hero, give us the courage to be silent

(Written for a multimedia presentation organized by Novurgia, to accompany an IAN TWEEDY picture)


Marc Chagall, Sogno d’amore


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Nostalgia

Il passato non è mai esattamente quella cosa
che dice: è finita.
Ti insegue negli anni,

ti tende un’imboscata di tanto in tanto
con una faccia, una frase, un frammento di melodia

e pure angosce talvolta:
cosa avrebbe potuto essere, cosa hai
mancato, perso, pasticciato o rovinato.

E il Nostos?
Non tanto un paese quanto uno stato mentale,
una rete di ricordi rabberciati

persone inverosimilmente immutabili in luoghi vecchio stile,
dati sensoriali mal conservati, pregiudizi, atteggiamenti –
sensazioni ricostruite nella senilità.

Il dolore è tutto nostro, non nato dal tempo o dal luogo –
Un pianeta gemente nel nostro spazio cerebrale.

Nostalgia

The Past is never quite what / it says it is: over. / It stalks you down the years, / it ambushes you from time to time / with a face, a phrase, a scrap of a tune / anguishes also once in a while: / what might have been, what you / missed, lost, botched, or ruined, / little lies, little cruelties, the dark / other side of the shining moon of love. / And the Nostos? / Not so much a country as a mind-set, / a web of half-fabricated memories / improbably changeless people in old-style prejudices, attitudes – / sensations reconstructed near senility. / The pain is all ours, now, not born of time or place – A groaning planet revolves in our mental space.

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Anthony John Robbins (Eastbourne 1946-Roma 2019) ha studiato al Christ’s Hospital e ha conseguito la laurea in anglistica presso l’Università di Oxford. Dopo un periodo di insegnamento presso I’Australian National University in Canberra, ha vissuto tra Italia e Inghilterra. È stato saggista, poeta e traduttore di testi sia tecnici che letterari dall’italiano, tedesco e francese. Numerose le elaborazioni su molti aspetti dell’opera di Samuel Beckett. Ha pubblicato saggi su poetry e complexity, plaquette d’arte, il volume antologico The Anthogony e collaborato con diverse riviste. Ha tradotto in italiano Bernard O’Donoghue e numerosi poeti italiani in inglese. Torna in Italia nel 1998 vivendo in provincia di Lecco e dal 2013 a Roma, città da lui molto amata.

Mariella De Santis (Bari 1962) vive tra Roma e Milano. Nel 1991 viene segnalata al Premio internazionale Eugenio Montale per la sezione Inediti. È stata vicedirettrice della rivista «Smerilliana, luogo di civiltà poetiche». Tra le sue opere più importanti ricordiamo: Da luoghi incerti (Book Editore, 1993), La cordialità (Nomos Edizioni, 2014) e Vinerotiche e altre delizie, ripubblicata nel 2015 da Leggeredizioni.