peQuod 2023, collana Portosepolto, a cura di Luca Pizzolitto
Prefazione di Andrea Di Consoli
Dalla prefazione: Un “superiore” sogno di libertà e di conoscenza
L’erranza di Anita Piscazzi costringe al raccoglimento e a una sorta di superamento delle rassicurazioni del realismo narrativo.
[…] Il cammino di questa poetessa avviene ai confini più estremi del silenzio (“nel silenzio esondo, resto, affondo”), del superamento delle concezioni più consuete dello Spazio e del Tempo, della visione di universi lontani e di abissi interiori – laddove, cioè, s’ode “l’eco della non esistenza”. È un misticismo sorvegliato, sobrio, umile, e tuttavia sapiente, di fattura raffinata; un rigoroso e ostinato “trasumanare senza fine”, perché per Anita Piscazzi la poesia non è sentimento immediato e sfogo confessionale, ma calibrato ed elegante cammino – quasi un’estatica danza crepuscolare – nei segni dei misteriosi varchi e passaggi metafisici della vita […].
Nella sua gentile delicatezza, la poesia di Anita Piscazzi ha qualcosa di estremo. Soprattutto perché l’io che qui canta così ellitticamente è sempre sul punto di svanire (“come se non fossi mai nato”), fa “radici nel vento”, va “giù nell’anima”.
È un continuo allontanarsi e precipitare, quest’erranza, ma di una grazia sorprendente, tutta intrisa di luce – quanta luce in queste poesie; e quanto mistero, quanta musica nuova e distante, in questa luce colta nel suo massimo di mistica perentorietà.
[…] Così vagante e persa nei luoghi più estremi del suo spiritualismo raffinato, danzante e crepuscolare, benché ancorata a un richiamo d’amore struggente, Anita Piscazzi prova a disancorare la poesia dall’io, dal corpo, dalle gabbie del Tempo e dello Spazio, per finalmente volare in una luce gioiosa in cui sbarazzarsi della condanna del nome, così da poter dire, proprio come fa lei con un “superiore” sogno di libertà, di smaterializzazione e dunque di conoscenza: “Non fui nel nome”.
Andrea Di Consoli
da: L’erranza (peQuod2023):
Mi avvicino a te, rinasci adesso qui
dentro lo spazio, dentro il tempo,
fieno sotto la neve per rivederti
l’ultima volta.
Lo sapevi già
il corpo entra in tutti i corpi.
Le spine sono necessarie,
i chiodi sono necessari.
La carne è schiacciata per sempre.
Sei piccolo, sei immenso,
sei agnello che bela lontano
fulminato sulla pietra.
*
Così venne una voce,
quasi a ricordare un canto
che puro spalanca l’attesa,
le albe presagi di durata, sfumano.
Resto fedele con gesti minori.
*
Io non ero ancora nel tuo nome,
un passero viene a trovarmi.
Ogni mattina dai rami mi guarda.
Quell’attimo è antico, quel passero
mi fissa nel cuore.
L’occhio mio non vede che l’eterno.
*
Sant’Anna con Vergine e bambino,
Leonardo Da Vinci, Parigi, Louvre
Appari, pronta a correre con le braccia
distese, a prendere un piccolo fiore,
a dare ciò che cerco.
In te niente è nascosto, allora cancella
gli inganni e di forte coprimi.
Mille volte muoio sulle lingue inferme,
sterile umiliazione.
Dammi l’azzurro della tua veste
per vincere le altezze, riprendere la riva,
perché oggi ho toccato l’invisibile.
*
E quando ti girerai
saprai toccando il punto più alto.
La stella a oriente del meridione
non ha inizio né fine,
ruota potente di segni e miracoli,
dimora nel firmamento.
Così pensando e andando
in te, primo angelo
spalanco il mio cuore buissimo,
l’eterno sbatte nella tua ala.
Infiamma il lume della tenebra,
primamente altra luce non vidi
e non volli che l’usignolo muto
e il canto aperto del tuono solitario,
il libano, il falco e il bianco del rosmarino.
*
All’alba, l’immagine si fa materia
vado giù nell’anima.
Il maligno carbone diventa
giardino fiorito.
Ogni cellula
sarà un tremendo splendore.
*
Tutta la notte sentii il suono
di quella voce, quasi una nenia
fino all’alba, quando lo spirito si unì
all’invisibile.
Sarei rimasta dentro, in silenzio,
come chi cerca il sale nel deserto
per essere puro.
*
Ciò che la primavera fa agli alberi,
l’invisibile lo fa alla luce.
Il polline delle stagioni sepolto da millenni
riprende a volare, non sa da quanto tempo.
Le cellule nel sangue si muovono lentamente,
tutto l’universo resta nello spazio a catturare
i corpi sonori del silenzio,
in un altro cielo di lampo, in un altro luogo di salvezza.
*
Il potere è nel corpo di luce
che si fa fuoco.
Gli atomi dell’esistenza in cibo, bocca, acqua.
Dentro, il mondo invisibile è abitato
da fasci trasparenti, esplosioni di forme
colme di cento delizie: mari, giardini profumati,
frutteti, banchetti di nozze.
Tutto questo è come un sogno,
così la luna diventerà un pesce,
la montagna un cammello,
ogni cosa sarà nella trasformazione.
*
Il primo suono. Voce cosmica
di un mondo invisibile.
Ascolto il consiglio supremo: il tempo conta,
il respiro conta.
Il giorno e la notte sono una miniera
sconosciuta
dentro alberga un giunco, pieghevole,
puro, sempre verde.
*
Quello che accade nel giardino
del cuore,
apre delle voci che lasciano
un segno,
un oltre da attraversare e il tempo
sarà presente.
*
Anita Piscazzi, poeta, pianista e ricercatrice. Si occupa di studi etnomusicologici e didattico-musicali.
Ha pubblicato: Amal (Palomar, 2007), Maremàje (Campanotto,2012), Alba che non so (CartaCanta, 2018) Ferma l’Ali, cd poetico-musicale (desuonatori, 2020) e il romanzo Canto a silenzio. Anna Magdalena Bach (Florestano, 2022).
Ha curato Sotto traccia, antologia poetica di autori vari (Latitudine 41, 2022).Tradotta in diverse lingue, è in “OssigenoNascente” (Atlante dei poeti contemporanei italiani – Università di Bologna), in Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea (Raffaelli, 2018) e in RaiPoesia.
Impegnata in festival poetico- musicali sia in Italia che all’estero è stata pubblicata in antologie e in riviste italiane ed internazionali. Ha collaborato ai progetti poetico-musicali: “Alda e il soldato rock” con Eugenio Finardi; “Ferma l’Ali” con MichelGodard e al progetto teatrale: “Miss Kilimangiaro” in Kenya per “Avis for Children”. Collabora con diverse riviste culturali.