Interlinea edizioni 2023
Luoghi della mente e stagioni trascorse, gli amici cari raccolti intorno a un lutto o a un ricordo d’infanzia: un sovrapporsi d’immagini che attendono nuovo passo, custodendo il senso profondo delle cose. È Andrea Temporelli, autore del riserbo e dell’enigma, che qui riappare con un’opera poetica importante, dalle ampie stanze (L’amore e tutto il resto, Interlinea edizioni 2023).
Temporelli visita e rievoca, fa memoriale: primavere a scandire i ritorni, nel cerchio che cerca il proprio centro. Sguardo nel vivere, e consegna di sé stessi a quello che verrà, su scenari mobili ma immutabili. Una natura deflorata eppure ignota, fondale di bosco dell’impervia fiaba, dell’altissima acrobazia di esistere. Sul filo, come funamboli, servire la caduta, cessando il darsi credito, disertando la propria stessa gravità.
Ci si lascia proteggere da quel sé stesso accanto, da quel sé stesso oltre, che sa di noi e degli equilibri: minuti e precisi, labirintici sensori, che d’ogni sussulto s’accorgono, e della vertigine coltivano contrappesi e simmetrie, scartando il precipitare, nell’accudirlo.
L’attesa è, per sé stessi e l’altro, attesa morale che vince il tempo, e dà fiducia senza per forza averne: l’amore è quel gesto immenso di sottigliezza, posteriore alle dure geometrie dell’esserci.
C’è, in quest’opera, un silenzio significante, di strumento posato: nei versi brevi, che sottendono; c’è, nondimeno, la lirica più musicale, che s’eleva a un salmodiare intonatissimo, nel paesaggio madido d’innocenza, epico centro di tutta una giovinezza. Una commozione in accenno s’increspa qui, dal fraseggio colto o colloquiale; e un sentire ancora, nonostante tutto.
Nel porsi onesto verso l’altro da sé, e nella dialettica col passato, quello che nitidamente s’avverte è una figura diafana, eppure salda, che osserva, arruolata al candore. Temporelli sorvola sugli stili, li indossa come vuole e va oltre, ha ali libere di grande apertura, e prontezza al dire: in sintesi o nel fasto, al gioco semantico e al canto. Non è qui, il poeta, nello stile: è più in là. Dove ruotano le età nei destini, e volteggia la vita attorno all’inconosciuta sua essenza.
L’amore, dorsale di ogni geografia, è quel dettaglio d’angelo che tutto chiarisce. A ritroso va la sua luce a ridare coordinate agli oggetti, agli spazi, ed è sempre nel segno della nascita il levarsi da un dolore che segrega nella balbuzie, inceppa nell’angolo cieco. Dunque esser sposi, farne canzone radiante, giusta voce di gioia, pur nella misura; e sempre ripartire per epiloghi che siano nuova origine.
La dolcezza stinta, sdrucita della sconfitta, dopo il clamore e i percorsi destini, e il biondo a farsi grigio, è quella mite concordia di futuro anteriore, quel lieve planare; la perdita, in Temporelli come in Zagajewski, è un traguardo soffice, aurorale, oltre il fruscio dei prati, dei libri, degli oracoli: il pane buono del lasciarsi essere pace.
*
Da Andrea Temporelli, L’amore e tutto il resto, Interlinea 2023
Cartolina del soldato disperso
Amici con la pioggia di questo mese
incessante
il fango è ovunque.
L’erba resiste a macchie
nella terra compatta.
Il bosco è buio, medievale. Il faggio
è pronto per il fuoco.
Guizza gennaio biscia su terra zuppa
e il freddo morde gli argini:
spettrali i rami renderà una polvere
di neve. C’è silenzio
(il paradiso continua a contrarsi),
amici c’è silenzio.
*
Fino a che sia limpido
C’è un dettaglio importante in ogni storia
e un passaggio segreto anche per lui
da cui filtra la scena
di età in età come uno sparo
fino a rendere perfetta la vita
(tanto che potrebbe, svoltato l’angolo
serenamente anche morire):
l’angelo
ritorna a fare piena
la gola coi ricordi,
a dare pena, erranza. Così lui
parole inumidisce
per l’umano poema che non sa
e va scrivendo,
segue un bambino in un regno di senso
chiedendosi non come sia ad alcuno
dato morire subito,
ma come gli altri continuino a vivere
Trittico per figure femminili
INNOMINATA
Ma tu sarai per me la vita intera,
il soffio in cui la voce non arriva,
canzone vera.
Hai nel cuore il mio tempo
e ferite di cui non so la colpa,
la stessa pena che affonda i ricordi,
anima i nomi.
Per te il filo del mio sangue attraversa
ormai la cruna e ridiscende i secoli.
L’ora quieta della sera tu sei
e il risveglio sereno; sei il presente
teso a domani, sogno che non pesa.
Tu sei il posto che scelgo per deporre
intera la mia vita nella resa.
Genesi
Il mio dolore è sempre
un gesto intransitivo,
tu invece sei un’idea perfetta.
Imparo la ginnastica del mondo:
chiedimi un’estasi irrimediabile,
poi soffia e spingi.
Fammi vedere il trucco
che impasta la mia ombra con la terra.
Campo di battaglia
Chi poggiasse l’orecchio a terra avvertirebbe
il clamore di tanta pace. Alto,
il sole non dà ombra.
Non siamo preparati
a tutta questa presenza. Ma adesso
anche la virgola è un indugio
troppo rischioso
accanto alle tue labbra:
dammi la vasta allegria dell’assalto
e il crescendo di un’opera fatale,
dammi la vergine vertigine
del fiato che si rompe
dentro la polla di un cuore infantile,
dammi le spine
e le rose
e la ghiaia nel cortile.
Epoca
A poco a poco anche l’epoca evapora.
Se giri il fiato e trovi il ritmo, l’ora
si spoglia, è un torsolo di donna indomita.
Crollerai nel profilo di ogni vertebra.
Ma questa gioia non si lascia dire,
si slaccia la metafora perfetta
e la vita di sé beatamente
vive. L’idea liquida la noia –
oppure è vero niente, è poca cosa
l’epoca che t’incanta e spegne il canto.
Il fiato dentro il vuoto prende forma
soltanto in una nuvola di gelo.
Per ciò elemosina giorno su giorno
un senso, scava nelle mani aperte,
dona a tutti un destino. Inventa. Annuncia:
un nuovo mondo dietro l’angolo aspetta.
A poco a poco anche l’epoca evapora,
si slaccia la metafora perfetta
e il fiato dentro il vuoto prende forma:
un nuovo mondo dietro l’angolo aspetta.
Per uno scatto
Ho il tuo sguardo, il tuo medesimo oroscopo
e in petto forte mi batte il tuo cuore
ma nulla più ho da spartire con te
bambino biondo obbediente alla posa
che sorridi svogliato
con in mano una rosa bianca. Smettila
di millantare d’essere
me, per provare che nella mia vita
c’è stata vita,
non avere paura,
non restare imbambolato e allontanati
dal fosso del cantiere,
disobbedisci, abbandona il roseto
che ti sovrasta prima che le spine
graffino il fiato irrimediabilmente
e fai tre passi verso l’obiettivo,
vieni a darmi una mano,
c’è da rifare un mondo
da quando tutto è caduto in un verso
imprevisto – anzi no, rimani lì
nella cornice della polaroid
verrò io un giorno a stare nella luce
scialba di quel cortile,
verrò a sottrarti alla posa, a lasciarti
giocare libero, ignaro di quanto
per essere felice
dovrai soffrire.
*
Andrea Temporelli (Borgomanero 1973, nom de plume), ha ideato e diretto «Atelier», rivista trimestrale di poesia, insieme a Giuliano Ladolfi, dal 1996 al 2013. È presente in molte antologie dedicate ai poeti nati negli anni Settanta: L’opera comune, a cura di Giuliano Ladolfi (Atelier 1999), I poeti di vent’anni, a cura di Mario Santagostini (Stampa 2000), Dieci poeti italiani, a cura di Maurizio Clementi (Pendragon 2002, con introduzione ai testi di Roberto Roversi), Il miele del silenzio, a cura di Giancarlo Pontiggia (Interlinea 2009). Ha tradotto il Cantico dei Cantici (Raffaelli 2010).
Ha pubblicato le raccolte poetiche Il cielo di Marte (Einaudi 2005), Terramadre (Il Ponte del Sale 2012); il romanzo Tutte le voci di questo aldilà (Guaraldi 2015) e il volume di interventi critici militanti Smarcamenti, affondi e fughe (Ladolfi 2016).
Insegna nella scuola secondaria a Borgomanero e interviene su YouTube con un personale Dis/corso di scrittura creativa, che s’interroga sul senso della scrittura. Nel 2005, con il suo vero nome, aveva pubblicato presso Interlinea Poeti nel limbo. Studio sulla “generazione perduta” e sulla fine della tradizione.
La presente silloge, L’amore e tutto il resto, è uscita per Interlinea edizioni nel febbraio 2023.
La poesia di Temporelli è emblematica, emblematica di quanto non sia poesia. Fatta bene, nella medietà, la leggi e percepisci subito i De Angelis, Viviani, Fiori ecc. Come la copia di mille riassunti. Ma si percepisce un amore grande per la poesia e per l’essere umano. Come uno zio che ci parla. Si sente la voglia di scrivere, l’intenzione di voler essere poeta, ma non c’è poesia, perché non c’è amalgama, non c’è un sentire di conoscenza che si fa linguaggio. Non c’è talento. C’è un talento magari umano di amare una propria passione ma tutto è in una via di mezzo, come chi ci ha provato per amore ma non aveva il talento per riuscirci. Possiamo applaudire all’intenzione ma quella resta alla fine di queste letture. La sintassi in queste poesie si porge in maniera talmente scolastica da restare quasi sconcertati e imbarazzati. Pensavo che dal libro enaudiano Temporelli avesse progredito, invece è rimasto allo stesso livello. Forse Temporelli avrebbe dovuto andare fino in fondo, lasciare la zona di confort, farsi combustione ma è anche vero che per esserlo servono ben altre iniziazioni e ben altra struttura del sentire. Non gliene faccio una colpa. L’intenzione è stata buona ma la poesia non è intenzione, è ben altro. Comunque cordiali saluti all’autore. Andrea
Gentile Andrea, grazie per la lettura e per il confronto. Un abbraccio.
GRAZIE DI UNA SANA ED EQUILIBRATA LETTURA
FV
Grazie a Te Flavio del tuo tempo e della tua attenzione. Un abbraccio
Prendo la prima poesia, mi fermo alla prima parte. Serviva un lavoro di editing.
Amici con la pioggia di questo mese
incessante (aggettivo superfluo, da togliere)
il fango è ovunque. (è.. togliere)
L’erba resiste a macchie
nella terra compatta. (compatta, altro aggettivo inutile)
Il bosco è buio, medievale. Il faggio (altro è da togliere)
è pronto per il fuoco. (altro è da togliere)
§§
Amici con la pioggia di questo mese
il fango, ovunque.
L’erba resiste a macchie
nella terra. Il bosco buio, medievale.
Il faggio pronto per il fuoco.
§§
Sempre cordiali saluti all’autore. Andrea
Caro Andrea,
ti ringraziamo per il tuo contributo.
Un abbraccio.
Ciao Andrea. Grazie per i suggerimenti. Nel merito, il primo periodo non è più corretto nella lingua italiana. L’aggettivo incessante, in quella posizione, stava sospeso come a suggerire un dubbio: è la pioggia, incessante, o il mese? (Sì, lavoro anche sulla sintassi, anche se in modo sottile). Interessante il tuo suggerimento successivo. Non amo i troppi aggettivi anche se in questa poesia ce ne sono tanti, ma quel “compatta” voleva dare l’idea della durezza invernale della terra. Altrimenti tutto diventa aereo, decontestualizzato, astratto. Ma la tua soluzione mi piace. Soltanto, a quel punto, avrei proprio tolto anche la terra: “L’erba resiste a macchie”, e stop. L’insistenza successiva sul verbo essere è sempre motivata dal rispetto dell’italiano (e pensa che passo per essere un poeta difficile…). Solo una domanda: ma hai letto il libro, o solo queste poesie? Cordiali saluti anche a te, Andrea