Luigi Bressan
Cronaca familiare
Il giovane padre baratta una rabbia
con l’uccisione del suo bambino
Il piccolo corpo è cosparso di petali viola
la città intorno è un muro di suoni
voci rumori Quel grumo di silenzio vorrebbe
alzarsi attraversarlo senza disturbare
fermarsi davanti alle vetrine luccicanti di giochi
salire con la gente viva alle fermate
mentre i lunghi autobus gialli respirano
sfiorare il mercato come una barchetta
di carta il laghetto dei giardini
coi pesci rossi che affiorano a baciarla
partire coi cavalli sulla giostra un giro solo
entrare nella scuola dove i bambini disegnano
sul quaderno la loro casa con l’albero
il cielo azzurro con le nuvole e il sole
la strada che arriva fino alla porta
bussare per proteggere la mamma dal babbo
andare da lui con le mani sugli occhi
chiedergli scusa non lo farò
più coricarsi sull’erba lungo la strada a riposare
finché tutta la stanchezza non se ne sia andata
*
Fate qualcosa
Fate qualcosa era graffito su un muro
forse era soltanto nell’aria segnale
nella tempesta di fuoco freddo dei messaggi
Fate qualcosa è una curvatura del silenzio
un azzardo del vuoto
sì non ho visto né sentito niente
qualcuno da lontano è stato toccato
ricordava appena le braccia tese d’un bambino
che stupido si sarà detto ma io
ho annotato nell’agenda fare qualcosa
nello spazio tra le quattro e le cinque dopo pranzo
alle cinque era già tardi ovviamente
a pensare ci vuole tempo
alle cinque della sera se è autunno
gli uccelli s’infoltiscono e le foglie
accartocciate incominciano a cadere come uccelli
ho cancellato fare e ho scritto fate (qualcosa)
tutto a mente trovandomi per strada
non passa gente se non quella di prima
qualche gruppetto con le facce cancellate
alle cinque della sera cinque e dieci ormai
non resta gran che da fare se non il resto
*
L’oggetto
Temevo che non l’avrei più rivisto
Invece me l’ha riportato un uomo
lavato in umiltà da piogge antiche
una camicia fresca sulla maglia lisa
con un gesto non ha voluto niente
non aveva in bocca una sola sillaba
per chiedere proteggeva dagli sguardi
le mani sbiancate dalla calce
due ostetriche esperte due bambine
impacciate e i suoi lontani occhi celesti
non ha voluto sedersi doveva andare
volevo parlargli spiegare il mio grazie
a lui sembrava una cosa strana
aveva fatto la sua parte e basta
Mi ha lasciato lì quell’oggetto
adesso inutile ingombrante
senza i suoi occhi non l’avrei più notato
senza le sue mani usato
senza la loro calce conosciuto
*
Rivelazione
Il giorno esala il tempo del suo risuonare
attraverso il deserto dell’oscurità
penso e arrivo alla grande quercia
solitaria nella corte dei ceppi a raso
Il buio dell’anima ha ubriacato i tagliatori
sono scomparsi nel loro palcoscenico
prima di lasciarci morire in questo vuoto
Nessuno di essi ha mai guardato un albero
gli occhi nati dall’acqua non hanno
lacrime per la vita
Il bambino che sedeva di fronte all’essere
di quella pianta ne sentiva la voce
come il peso del cielo prima che il silenzio
si gonfiasse in tuono e lo spavento
del cuore diventasse la sua sete d’infinito
Luigi Bressan è nato nel 1941 ad Agna (PD) e vive a Codroipo (UD), dove ha insegnato materie letterarie e latino. Ha pubblicato alcune opere di poesia nel dialetto del suo paese d’origine: El canto del tilio (Campanotto, Udine 1986); El zharvelo e le mosche (Boetti & C., Mondovì 1990); Che ’fa la vita fadiga (Edizioni del Leone, Spinea 1992); Maraeja (Poesia in piego n° 26 – Grafiche Campioli-Monterotondo 1992); Data (Biblioteca Cominiana, Padova 1994); Vose par S. (Collana “La barca di Babele”, Meduno 2000). È presente in varie antologie, tra cui: Via Terra (a cura di A. Serrao, Campanotto, Udine 1992); Nuovi Poeti Italiani (a cura di F. Loi, Einaudi, Torino 2004), Un altro Veneto (a cura di M. Casagrande e M. Vercesi, Cofine, Roma 2014). Ha fatto parte della redazione della rivista di letterature dialettali «Diverse Lingue». Ha diretto, con Giacomini e Cappello, la collana di poesia “La Barca di Babele” per il Circolo culturale di Meduno. Attualmente è membro della redazione del Ponte del Sale, con cui ha collaborato ai volumi collettanei La Bella Scola: I primi sette canti dell’Inferno letto dai poeti (2003) e all’omaggio Da Rimbaud a Rimbaud (2004). In lingua ha pubblicato: Quando sarà stato l’addio? (Il ponte del sale, Rovigo 2008), Insieme a Marco Munaro e Giovanni Tesio, illustrati da Gabbris Ferrari ha pubblicato Quetzal (Il Ponte del Sale, Rovigo 2019). Per Ronzani Editore, con versione inglese a fronte, è recentemente uscito il volume La viola di Strauss / Strauss’s violet (2022).